Si è svolta venerdì 14 a Livorno, di fronte al varco doganale Valessini, una partecipata assemblea di lavoratori portuali, della logistica, del trasporto con delegazioni delle aziende “in crisi” del territorio toscano.
La barbarie dello sfruttamento, che nel porto si manifesta con la non individuazione di tariffe minime, il non riconoscimento del carattere usurante del lavoro, la messa in discussione dei livelli occupazionali, fa il paio con la condizione dei lavoratori impiegati negli appalti a cui, come nel caso del fornitore di servizi MT per Bertani, si richiede di rinunciare a quote di salario, istituti contrattuali e diritti, e nel caso di sacrosanto diniego si procede al loro licenziamento. Il racconto è sempre il solito: chi lavora deve accettare qui e ora sacrifici per contrastare la crisi e garantirsi una promessa di serenità per il futuro.
Il sistema degli appalti e delle esternalizzazioni che si è ramificato in tutti i settori del lavoro sia pubblico che privato è il contesto nel quale si concretizza quel presente di precarietà, lavoro flessibile, povero e mal pagato che armatori e padroni vogliono tutt'altro che transitorio. Se alzi la testa e rifiuti questo ricatto vieni licenziato.
Ma di quale crisi stiamo parlando? Nei due anni di pandemia le maggiori società che si occupano della movimentazione e della distribuzione di beni hanno, quando va bene, quadruplicato i loro introiti e l'economia del nostro paese è quella più in crescita nel continente. Eppure, a ogni cambio di appalto si verifica una strage sociale con perdita di salario e posti di lavoro.
In porto, con il ricatto dell’eventuale perdita dei contratti, la stragrande maggioranza degli integrativi è ferma al palo mentre si va avanti con continue deroghe alle leggi e ai regolamenti nazionali. Si deve correre per caricare e scaricare le navi il prima possibile, si deve combattere tra società di manodopera in costante concorrenza tra di loro in una guerra al ribasso sulle tariffe. Senza dimenticare il tributo di incidenti e morti sul lavoro che la forsennata ricerca di profitto pretende quotidianamente.
Eppure, siamo proprio noi a creare tutti i giorni la ricchezza di questo paese. Ma nelle nostre mani sta pure la possibilità di mandare all'aria il disegno di armatori e padroni costruendo un percorso che sappia valorizzare tutte le vertenze territoriali unificandole. Un percorso collettivo fondato sull’obbiettivo chiaro e semplice della fine del sistema degli appalti, della precarietà, della flessibilità dei licenziamenti. Riprendiamoci quello che ci spetta. Nessun* si salva da sol*.
Per questo i lavoratori portuali di Livorno insieme ai loro colleghi della logistica promuovono una manifestazione per il diritto al lavoro per il giorno 29 gennaio. È giunto il momento di passare al contrattacco per potersi efficacemente difendere.
SIAMO NOI A FAR RICCA LA TERRA, MA CI DANNO SOLO BRICIOLE.
RIPRENDIAMOCI LA VITA, LA TERRA, LA LUNA, L'ABBONDANZA E IL DIRITTO AD UN LAVORO PIENO DI DIRITTI E DIGNITÀ.
Sono le lavoratrici ed i lavoratori ad essere i più forti, osiamo lottare, possiamo vincere. Se non ora quando?
USB Porto Livorno
USB Logistica