Un accordo scritto volutamente in maniera vaga e confusa per non allarmare né scontentare nessuno. Un capolavoro di vigliaccheria politica e sindacale, non abbiamo altro modo per definirlo, visto che tanto la Regione Calabria quanto le organizzazioni sindacali firmatarie non nominano nemmeno una volta (neanche per sbaglio) la parola “CoCoCo” nelle 4 lunghe dell’accordo.
Quindi il nodo centrale della vicenda precari, il più controverso, non solo non viene affrontato ma addirittura neanche nominato!
Vigliaccheria perpetuata da chi siede ai vertici del Dipartimento Tutela della Salute per paura di qualche intervento a gamba tesa della Corte dei Conti ma avallata dallo squallido teatrino delle organizzazioni sindacali presenti.
Visto che nessuno ha il coraggio di affrontare il nodo centrale di tutta la vicenda, lo facciamo noi come USB ribadendo tre concetti chiari, forse banali, ma sicuramente fondamentali:
1) I CoCoCo devono essere inseriti nella procedura di stabilizzazione, prima di tutto perché se lo sono sudati sul campo, e poi perché hanno i requisiti previsti dall’art. 298 della legge 234, in quanto hanno partecipato a procedure selettive e inoltre sono stati utilizzati come LAVORATORI SUBORDINATI, essendo soggetti a turnistica, “beggiatura”, piano ferie ecc.
2) Il Dipartimento della Salute della Regione Calabria, il commissario ad acta Roberto Occhiuto, e le aziende (non molte per fortuna) che stanno ancora utilizzando i CoCoCo commettono due macro-illeciti. Il primo, come accennato sopra, è l’utilizzo di una forma contrattuale impropria (il CoCoCo appunto) per un lavoro subordinato, il secondo è che tale forma contrattuale all’interno di tutta la Pubblica Amministrazione è severamente vietata dopo la fine dello stato di emergenza.
3) Tutto questo è a conoscenza del Dipartimento Tutela della Salute della Regione Calabria e delle sigle sindacali firmatarie, ma in maniera omertosa nessuno ne parla, nella speranza che il bubbone scoppi il più tardi possibile.
L’unica nota positiva di un accordo vigliacco e vago è che finalmente la Regione Calabria, mette nero su bianco “criteri di priorità” in base ai quale si può procedere alla stabilizzazione. Questi criteri sono 5 righe inserite nelle 4 pagine famigerate.
Come USB avevamo chiesto alla Regione di procedere alla stesura dei “criteri di priorità” più di 10 mesi fa. Questo evidenzia un dato sconcertante: il Dipartimento Tutela della Salute ci ha messo 10 mesi a scrivere 5 righe, che definire banali è veramente riduttivo.
Convinti che solo la lotta dei lavoratori può riuscire a sbloccare il percorso di stabilizzazioni, e garantire il proseguo contrattuale a tutti coloro i quali ancora non hanno raggiunto i 18 mesi, l’Unione Sindacale di Base ha deciso di convocare nelle prossime settimane una manifestazione in Cittadella regionale.
USB Sanità Calabria