Il 30 giugno prossimo scadranno, senza alcuna garanzia di rinnovo, tutti i contratti a tempo determinato per circa 200 dipendenti delle ditte che gestiscono in appalto i servizi della Presidenza del Consiglio dei Ministri: manutenzione, pulizie, facchinaggio e informatica.
Ieri mattina, durante una partecipata assemblea di tutto il personale esternalizzato, è stato dato avvio ad un percorso di lotta con l’USB, che è stato votato a maggioranza dai lavoratori presenti.
“Ci preoccupa la nuova spending review di Renzi - dichiara Maria Teresa Pascucci, della Federazione USB – dal momento che all’interno della PCM si ventila un taglio del 20% del costo degli appalti. È quasi certo che questo taglio ricadrà su lavoratori già penalizzati da condizioni difficili, per l’insufficienza di personale, gli esigui stipendi ed il ricatto di una precarietà che per alcuni dura da oltre 10 anni”.
“Se l’Amministrazione assumesse direttamente tale personale - evidenzia la rappresentante USB - anche tramite una società in house, effettuerebbe un vero intervento di taglio agli sprechi e garantirebbe la stabilità occupazionale e contrattuale di lavoratori che da anni assicurano i servizi con fiducia e affidabilità”.
“Per questo l’USB comincia proprio dalla sede del Governo a rispedire al mittente le spending review fatte sulla pelle dei lavoratori ed un jobs act che concretizza ulteriore precarietà e riduzione salariale, senza risolvere la questione occupazionale”, conclude Pascucci.
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