Per domani, venerdì 8 maggio, la RdB-CUB Pubblico Impiego ha indetto una giornata di mobilitazione nazionale di tutti i lavoratori del Ministero dell’Economia e delle Finanze sull’emergenza salariale e sulla destrutturazione del MEF.
A Roma si terrà un presidio davanti alla sede ministeriale di via XX Settembre, a cui seguirà un’assemblea dei lavoratori in servizio presso gli uffici di Roma nel cortile centrale del Ministero; altre iniziative di mobilitazione sono state indette nelle diverse sedi periferiche del MEF.
Il Decreto Legge n. 39 del 28 aprile 2009, insieme al meritorio intento di affrontare la ricostruzione e le difficoltà delle popolazioni colpite dal terremoto in Abruzzo, vede inserito un dispositivo per la chiusura di 40 Dipartimenti Provinciali del Tesoro e 40 Ragionerie Provinciali dello Stato, interessando circa 1.800 dipendenti.
“Il risultato, che nulla a che vedere con l’emergenza Abruzzo, sarà quello del progressivo ritiro dello Stato dal territorio e della perdita di posti di lavoro – spiega Virgilio Gennaro, del Coordinamento RdB-CUB MEF - un processo ugualmente perseguito dai governi di centro-sinistra e di centro-destra, che ora sta subendo una forte accelerazione”.
“Questa operazione – prosegue Gennaro - avviene in contemporanea con la sottrazione ai lavoratori del ministero di sostanziose quantità di salario, che negli ultimi tre anni il ministero ha scippato (da ultima circa 46 milioni del salario accessorio relativo al 2008) per un totale che sfiora i 100 milioni di Euro. Il risultato è che i dipendenti del ministero dell’Economia e delle Finanze sono in credito nei confronti dell’Amministrazione di circa 5.000 Euro lordi pro capite, che su una retribuzione media di circa 21.000 Euro lordi annui, e per effetto della crisi, pesano enormemente sulle tasche dei lavoratori”.
“L’attacco al salario dei lavoratori è funzionale all’indebolimento della loro resistenza allo smantellamento dei servizi pubblici. Contro questa strategia che penalizza i lavoratori e gli utenti la RdB/CUB darà domani una prima risposta di mobilitazione”, conclude Gennaro.
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