A più di un anno dalla pubblicazione sulla G. U. del d.lgs. 150, la cosiddetta riforma Brunetta, proviamo a fare una valutazione dei suoi effetti nella P.A.:
· Riduzione dei comparti: il decreto prevede la riduzione a 4 degli attuali comparti di contrattazione. La definizione dei nuovi comparti, propedeutica alle elezioni RSU nel pubblico impiego, si è arenata all’Aran, ostacolata da interessi di parte sindacale, più preoccupata di risolvere questioni interne piuttosto che della funzionalità conseguente agli accorpamenti. Risultato: i nuovi comparti non ci sono e le elezioni sono slittate sine die.
· Relazioni sindacali: la riforma prevede lo scippo di molte materie oggetto di contrattazione sindacale tra cui, fondamentale, l’organizzazione del lavoro. Molte amministrazioni, sono state particolarmente zelanti nell’applicare il diktat del decreto senza aspettare il necessario recepimento all’interno della contrattazione. Risultato: numerose sentenze su tutto il territorio nazionale hanno condannato queste amministrazioni per comportamento antisindacale.
· Contratti: il blocco imposto dalla manovra finanziaria ha impedito di fatto il recepimento di tutta una serie di norme, tra cui l’introduzione delle famigerate fasce, previste dal decreto all’interno della contrattazione, prima nazionale e poi integrativa. Risultato: no contratti, no Brunetta!
· Adeguamento dei contratti integrativi: la riforma prevede che entro la fine di quest’anno-ed entro il 31.12.2011 per Enti Locali e Sanità-i contratti integrativi siano adeguati ai contenuti della riforma. Ma i contratti sono bloccati e la contrattazione integrativa, come precisa la norma, “si svolge sulle materie, con i vincoli e nei limiti stabiliti dai CCNL…”. Risultato: no contratti, no Brunetta!
· Tetto delle retribuzioni: la manovra finanziaria ha imposto un ulteriore deciso stop all’applicazione della riforma attraverso l’introduzione del tetto al 2010 delle retribuzioni dei pubblici dipendenti per gli anni 2011-2012-2013. Risultato: impossibile applicare una riforma basata su meritocrazia e premi se tutti devono continuare a prendere per 4 anni gli stessi importi!
In sostanza la riforma Brunetta tanto propagandata, è miseramente fallita, ancora prima di partire. Quello che rimane nella P.A. è carenza d’organizzazione, corruzione, clientelismo, mancanza di risorse e tagli agli organici, precarietà ed una classe dirigente sempre più scioccamente arrogante. Ma su questo nessuno ha realmente intenzione di mettere le mani.
RIFORMA BRUNETTA: UNA LEGGE INUTILE CHE NON MIGLIORA L’EFFICIENZA DELLA P.A., MA SOLO DANNOSA PER I LAVORATORI