La situazione della Fondazione Maugeri è veramente difficile. Ma finalmente la verità sta venendo a galla. La riunione di ieri con la direzione, dopo la solita sceneggiata iniziale e le insistenze dei rappresentanti di USB, ha chiarito che, anche se i lavoratori accettassero il richiesto taglio del loro salario di 18 milioni di euro, la situazione economica non cambierebbe. Il buco di bilancio è così grande che sarebbe un sacrificio inutile. Il perché è presto detto: le riserve sono finite per via delle tante cause penali degli scorsi anni per i ladrocini dei passati amministratori (90 milioni di euro), perché c’è un’esposizione con le banche di svariati milioni (70 milioni) e ci sono sofferenze con i fornitori di altrettante decine di milioni (50/60 milioni). Sostanzialmente una bancarotta. Ogni sacrificio dei lavoratori oggi sarebbe inutile. Lo hanno capito anche le altre organizzazioni sindacali che erano pronte a firmare un accordo. Le previsioni di bilancio poi prevedono per il 2014 un passivo di 11 milioni di euro e di circa 15 per il 2015. A questo punto la soluzione del concordato preventivo, ipotizzata dalla direzione assieme a una ristrutturazione del debito, potrebbe essere una soluzione possibile. Ma ha condizioni molto chiare: che i ritocchi al salario siano limitati, temporanei e reversibili. Con il fine del rilancio della fondazione. A tal fine è indispensabile il coinvolgimento fattivo, e non solo solidaristico, delle istituzioni. In primo luogo la Regione Lombardia. Non dimentichiamo che la Fondazione Maugeri è la più grande struttura europea che si occupa di riabilitazione. Con più di 3.500 dipendenti in tutta Italia e 1.300 solo a Pavia.