Con 3321 NO, equivalenti al 52,74% dei voti, i lavoratori RAI hanno bocciato la proposta di accordo sindacale aziendale presentata dall'insieme delle organizzazioni presenti al tavolo (cgil, cisl, uil, ugl, snater e libersind). Un vero e proprio schiaffo ad un sistema sindacal-aziendale che non ha tenuto conto di almeno due fattori: la irricevibilità della proposta salariale e la recente comparsa di una struttura USB in azienda. Sul salario la proposta di rinnovo contrattuale è un misero aumento di 130 euro per il terzo livello, scaglionato in tre rate da qui al 2026, quindi concretamente un taglio netto del potere d’acquisto delle retribuzioni e un mancato riconoscimento della professionalità dei lavoratori della TV pubblica. Invece di prendere atto sia della dinamica inflattiva che dell’aumento dei carichi di lavoro patito in questi anni nella RAI, i sindacati complici hanno pensato di far passare un accordo bidone, confidando in un abbassamento dell’attenzione dei lavoratori nella seconda metà di luglio. Questa volta però hanno fatto male i loro calcoli. Sul referendum si è rapidamente costituito un Comitato spontaneo denominato "Lavoratrici e lavoratori RAI per il NO" sostenuto nella sua indipendenza dai compagni e dalle compagne della neonata struttura USB e, contemporaneamente, ha cominciato a circolare la piattaforma a firma USB che propone 300 euro di aumenti uguali per tutti, riduzione dell’orario, rimodulazione del rapporto tra tempi di vita e tempi di lavoro, tutele e riconoscimenti per i tanti giovani in apprendistato.
La partita sul contratto ora si riapre. Il sindacato-azienda cercherà di usare bastone e carota, introdurrà qualche piccolo accorgimento ad una proposta che non cambierà nella sostanza e minaccerà ritorsioni contro i lavoratori. Il sistema però è andato in tilt e questa volta potrebbe non funzionare. Ora c’è un’altra piattaforma in campo e l’alternativa sindacale concreta per praticarla. C’è USB, e questo può fare la differenza.