Il Rapporto Eurispes presenta una fotografia dell’Italia che soffre: oltre la metà degli italiani non è più in grado di sostenere la famiglia,e il 73,4% degli italiani nel corso del 2012 ha constatato una diminuzione del proprio potere d'acquisto. Una visione fosca e pessimista della condizione economica del Paese accompagna l’inizio del 2013: è opinione diffusa che la situazione economica italiana sia peggiorata negli ultimi 12 mesi e che l’anno che ci attende non vedrà miglioramenti, anzi sarà peggiore. Parallelamente, il disagio economico delle famiglie si è aggravato (indica questa condizione il 70% degli italiani). Il ricorso ai propri risparmi per far fronte alla crisi e la sindrome della quarta settimana (quando non della terza) riguardano ormai 3 italiani su 5; nella maggior parte dei casi risparmiare qualcosa è impossibile (79,2%). Aumenta il numero di quanti negli ultimi tre anni hanno dovuto far ricorso ad un prestito bancario (35,7%; +9,5% rispetto allo scorso anno) per pagare debiti accumulati (62,3%) o per saldare altri prestiti precedentemente contratti con altre banche o finanziare (44,4%), ma che evidentemente i contraenti non sono riusciti a saldare.
Aumenta lo stress sul posto di lavoro: solo l’8 dichiara di non essere sottoposto alla “pressione” di eventi psicologici a causa del lavoro, il restante 92%, seppur con modalità e intensità differenti, al contrario, riconosce sintomi di stress derivanti dal lavoro e dalle mansioni che svolge.
Condizioni di vita e aspettative - 7 italiani su 10 (70%) hanno visto peggiorare la situazione economica personale (per il 40,2% di molto, per il 33,3% in parte). Sono davvero pochi coloro che hanno visto la propria situazione migliorare, appena il 4,8% (lievemente 3,9%, e molto 0,9%). La maggior parte degli italiani (52,8%) sono convinti che la situazione economica del Paese subirà un peggioramento nei prossimi 12 mesi
Lavoro - Il 53,5% degli italiani afferma di non essere più in grado di sostenere adeguatamente il proprio nucleo familiare (37,1% poco, 16,4% per niente). Il 61,3% dei lavoratori afferma che l'attuale reddito non permette loro di sostenere spese importanti quali l'accensione di un mutuo, o l'acquisto di un'automobile (22,2% per niente, 39,1% poco). La famiglia d'origine resta rifugio e fonte di sostentamento per quasi il 30% dei lavoratori.
Il lavoro e lo stress. Solo l’8 dichiara di non essere sottoposto alla “pressione” di eventi psicologici a causa del lavoro, il restante 92%, seppur con modalità e intensità differenti, al contrario, riconosce sintomi di stress derivanti dal lavoro e dalle mansioni che svolge. Il 59,5% solo qualche volta, il 21,9% spesso, mentre il 10,6% addirittura sempre. Tra le principali fonti di stress dichiarato dal campione, al primo posto troviamo le scadenze e le pressioni sui tempi di consegna (59,5%), segue la mancanza di tempo da dedicare a se stessi (51,7%), e i carichi eccessivi di lavoro (51,5%). Ma anche l’assenza di stimoli professionali può provocare disagio (50,5%). Al contrario, la precarietà lavorativa (28%), i rapporti con i colleghi (27,8%), la scarsa copertura previdenziale e assicurativa (25,2%), e, da ultimo, l’irregolarità nei pagamenti (24,7%), non vengono percepiti come fattori particolarmente critici.
“Mobbizzati”... Il mobbing è un fenomeno che, da semplice forma di repressione nei confronti di un lavoratore, si è ormai delineato come problematica complessa e il 23,5% degli occupati intervistati ne riconosce i sintomi, dichiarando di aver subìto almeno una volta forme di sopruso o persecuzione da parte del datore di lavoro.
E “mobizzatori”. I principali responsabili di azioni di mobbing sono, per la grande maggioranza dei casi, i superiori (87,6%). Questo tipo di mobbing, definito verticale, è il più frequente ma, allo stesso tempo, non andrebbe sottovalutata l’alta percentuale di quanti si ritengono vittime dei propri colleghi (39,2%). Si tratta del cosiddetto mobbing orizzontale o trasversale che – attraverso atti o pratiche dei pari grado – tende ad isolare il lavoratore.
La crisi economica e il lavoro. Alla domanda sulla possibilità di fare progetti, il 64,1% risponde negativamente (24,5% per niente; 39,6% poco) e solo il 35,8% si mostra più ottimista. Ciononostante, il timore di dover cercare una nuova occupazione non appare particolarmente diffuso; infatti, il 64,9% dichiara di essere poco/per niente “costretto a cercare un’altra occupazione”. Quasi due terzi dei lavoratori (61,3%) afferma che l’attuale occupazione non permette loro di sostenere spese importanti quali l’accensione di un mutuo, o l’acquisto di un’automobile (22,2% per niente; 39,1% poco). La famiglia d’origine resta rifugio e fonte di sostentamento per quasi il 30% dei lavoratori (chiede abbastanza aiuto alla famiglia il 19,6%, molto aiuto l’8,6%). Il 53,5% afferma di non essere più in grado di sostenere adeguatamente il proprio nucleo familiare (37,1% poco; 16,4% per niente).
Lavori informali per arrotondare. Il 26,8% del campione ha svolto servizi presso conoscenti per incrementare le proprie entrate (assistenza ad anziani, sartoria, babysitter, vendita di oggetti autoprodotti, pulizie, giardinaggio). Ben il 44,1% di chi cerca nuova occupazione riferisce di aver svolto servizi presso conoscenti per arrotondare (assistenza ad anziani, sartoria, babysitter, vendita di oggetti autoprodotti, pulizie, giardinaggio, ecc.); la percentuale raggiunge il 36% tra gli studenti, il 29,8% tra chi cerca la sua prima occupazione, il 28,2% tra le casalinghe, un non trascurabile 24,4% tra gli occupati ed il 12,9% tra i pensionati.
Consumi - Il 73,4% degli italiani nel corso ha verificato una diminuzione del proprio potere d'acquisto: per il 31% molto, per il 42,4% abbastanza, il 22,2% una misura contenuta della riduzione del proprio potere d'acquisto,e solo il 4,4% per niente. La situazione di sofferenza delle famiglie si riversa sui consumi: si taglia sui pasti fuori casa (86,7%) e sui regali (89,9%), si acquistato più prodotti in saldo (88,5%), ci si rivolge ai punti vendita più economici per l’acquisto di vestiti (85,5%). In molti decidono di non spendere per viaggi e vacanze (84,8%) e di cambiare marca di un prodotto alimentare se più conveniente (84,8%). Nel’83,5% dei casi le famiglie hanno deciso di ridurre le spese per il tempo libero insieme a quelle per estetista, parrucchiere, articoli di profumeria (83,1%) e quelle per gli articoli tecnologici (81,9%). Il 72,6% ha cercato punti vendita economici per l’acquisto di prodotti alimentari; nel 2012 riferiva di averlo fatto un ben più contenuto 52,1%. Molti acquistano prodotti online per ottenere sconti ed aderire ad offerte speciali (58,4%) e hanno ridotto le spese per la benzina usando di più i mezzi pubblici (52,2%). Nel 40,6% dei casi i tagli hanno interessato le spese mediche, mentre il 38,4%, si è rivolto al mercato dell’usato (il 21,5% un anno fa).
Credito al consumo. Il 30,9% degli italiani nel corso degli ultimi 12 mesi ha fatto acquisti facendo ricorso a forme di pagamento rateizzate nel tempo (ad eccezione del mutuo). Il dato risulta in crescita rispetto al 25,8% registrato nella rilevazione dello scorso anno. I beni o servizi per i quali risulta più consistente la quota di italiani che ha fatto ricorso al pagamento rateizzato sono in primo luogo gli elettrodomestici (49,9%, la metà di chi è ricorso al credito al consumo) e le automobili (46,4%); seguono computer e telefonini (37,6%, in aumento rispetto al 25,6% dello scorso anno). Il 27,6% ha pagato a rate oggetti di arredamento o servizi per la casa, il 24,4% cure mediche (in aumento rispetto al 17,6% del 2012).
Tasse - Oltre due famiglie su tre riscontrano che il peso del fisco è aumentano nel corso dell'ultimo anno. Per il 41,7% nel 2012 l'incremento è netto, mentre un altro 27,5% ritiene che il fardello fiscale è «un po'» cresciuto; abbiamo quindi che il 69,2% ritiene che il prelievo sia aumentato.
Vita quotidiana - «Nella quasi totalità dei casi le abitudini degli italiani si sono modificate limitando le uscite fuori casa (91,8%, in forte aumento rispetto al 73,1% registrato un anno fa)». Sono dati che non necessitano di nessun commento. Si è verificato anche il «vertiginoso aumento il fenomeno dei compro oro» ai quali si è rivolto nel corso «il 28,1% degli italiani», un dato in vertiginoso aumento rispetto all'8,5% dell'anno prima.
Il profilo del vegetariano. Il 6% degli italiani ha fatto la scelta di diventare vegetariano (4,9%) o vegano (1,1%). Pur essendo un segmento minore rispetto al 94% che persegue l’alimentazione completa, è in aumento di due punti percentuale rispetto alla rilevazione dello scorso anno. Sono soprattutto le donne ad essere disposte a praticare questo stile di vita, in virtù di una più spiccata sensibilità per gli animali (il 66,7% vs 30,8% degli uomini), mentre gli uomini scelgono di essere vegetariani o vegani per il benessere fisico e della salute (42,3% vs 28,2% delle donne).
Il commercio on-line. Il 57% dei navigatori abituali è iscritto ad almeno un gruppo d’acquisto. In particolare, il 29,6% ha fatto anche concretamente acquisti attraverso uno di questi gruppi, il 27,4% si è invece fermato all’iscrizione senza fare acquisti. I prodotti/servizi più acquistati tramite gruppi online sono i pasti (pranzi, cene, aperitivi), comprati dalla metà di chi ha fatto acquisti; seguono apparecchiature tecnologiche (41,2%), trattamenti estetici e pacchetti benessere (40,3%), viaggi (39,2%). Il 26% ha acquistato biglietti per spettacoli/mostre, il 20,3% visite mediche, il 17,5% corsi, il 17,1% prodotti alimentari. Il 17,3% ha comprato altri prodotti/servizi.
Fonte: Eurispes Rapporto Italia 2013