WELFARE AZIENDALE 2023: LE RAGIONI PER CUI NON FIRMARE!
La discussione sul welfare aziendale, con tutte le criticità emerse nella sua applicazione e nella corresponsione dei relativi benefici, ci sembrava fosse stata già affrontata negli anni scorsi e che fosse possibile un miglioramento delle modalità di applicazione.
E invece no!
L’ Amministrazione che si è irrigidita sulla sua posizione (ovvero una distribuzione non uniforme tra i dipendenti), con l’assoluta complicità della CGIL, la quale ha sposato da sempre questo tipo di applicazione.
Da qui incontri dei Confederali anche con l’Assessore, i quali non sono serviti ad altro che a ricomprendere tra i firmatari un’altra sigla oltre alla CGIL.
È sempre il solito ritornello: “quelli sono soldi pubblici e non possono essere distribuiti ugualmente tra i dipendenti”.
Invece di cercare di incrementare le risorse del Fondo, che rimane cristallizzato dalla sua istituzione, si cerca sempre una giustificazione sul suo utilizzo in maniera differenziata tra i dipendenti regionali.
La logica è sempre quella della riduzione del danno, quando invece ciò che serve è rovesciare il tavolo!
Non si capisce pienamente l’accanimento verso questo Istituto rispetto ad altri, e ci viene provocatoriamente da domandarci quale sia la ragione per cui allora non introdurre l’ISEE per altri istituti contrattuali!
Ma la storia è diversa, ripercorriamola:
1) Il welfare aziendale dovrebbe essere inteso come insieme di interventi di natura socioassistenziale a supporto dei dipendenti regionali e delle loro famiglie, che però di fatto la Regione non ha attivato compiutamente e si è optato quindi per i buoni spesa nella forma di “fringe benefit”.
2) La battaglia per l’utilizzo dell’ISEE (addirittura “aggravato” dal criterio dei figli a carico, che è già un criterio che contribuisce alla definizione dell’ISEE, per cui chi ha figli viene a giovarne due volte) non si comprende: è comunque una battaglia demagogica tendente a dividere ulteriormente i collaboratori regionali (come se ce ne fosse bisogno!).
L’Amministrazione ha sempre sposato quest’impostazione trovando accordo con La CGIL, la quale porta vanti una battaglia per una presunta “giustizia sociale” piuttosto risibile, data la posta in palio rispetto ad altre. E questo, nonostante il clamoroso flop registrato nel primo anno di applicazione: pochissime richieste accompagnate da ISEE che hanno ottenuto cifre spropositate (oltre i 2.500 euro, peraltro all’epoca in larga misura tassati e difficili da spendere tutti in un anno); la maggior parte dei dipendenti che si è “accontentata” dei 100 euro previsti senza obbligo di presentazione dell’ISEE. Altre sigle si accodarono a questa impostazione!
Per quanto ci riguarda o il Welfare aziendale o assume la forma di offerta di prestazioni socioassistenziali al dipendente regionale (e di conseguenza alla sua famiglia nelle varie forme) o va distribuito uniformemente tra i collaboratori regionali.
In attesa della prossima tornata di contrattazione su cui vi terremo informati!
USB Pubblico Impiego – Regione Emilia-Romagna