Si è tenuto ieri 11 giugno il secondo incontro in prefettura, a seguito dell’indizione dello stato di agitazione dei lavoratori dellaResidenza Socio Riabilitativa “Casa Rodari”, che ha visto il confronto tra l’ASL di Bologna, la Cooperativa Cadiai e i lavoratori stessi organizzati con USB. La richiesta di avviare la procedura per l’indizione dello sciopero nasceva dalla volontà della Cooperativa di procedere a tagli sulle ore e sui turni della struttura, in attuazione dei parametri determinati proprio dall’Accreditamento. Da oltre un anno, infatti, a seguito dell’entrata a regime dell’Accreditamento Regionale provvisorio (Dgr 514/2009), che riduceva drasticamente i rapporti numerici tra operatori e utenti per untaglio complessivo di circa 50 ore settimanali, i 30 lavoratori della struttura hanno opposto una strenue resistenza che è stata anche battaglia di civiltà, poiché in gioco non era solo l’orario e il carico di lavoro, ma la qualità della vita e la sicurezza degli utenti stessi. La struttura, che ospita 17 utenti disabili psichiatrici, rischiava di riprodurre, secondo le logiche dell’Accreditamento, un piccolo cronicario dove la funzione degli operatori, ridotta la loro presenza sui turni e sugli interventi individuali, sarebbe stata quella di guardie manicomiali. Al centro della “contesa”, secondo i lavoratori organizzati con USB, il paragrafo dell’Accreditamento che attribuisce agli “ambiti distrettuali” (ASL Città di Bologna) la facoltà di riconoscere “servizi e requisiti aggiuntivi nell’erogazione delle prestazioni […]nonché, a fronte di tali servizi/requisiti aggiuntivi, tariffe maggiorate di remunerazione delle prestazioni rese dal soggetto gestore”. In pratica la possibilità di riconoscere, a fronte di prestazioni sulle strutture più elevate in termini di qualità e quantità (il lavoro educativo, riabilitativo e d’integrazione), il corrispettivo economico a coprire e mantenere tali prestazioni. Da tempo l’USB denuncia che l’Accreditamento Regionale è lo strumento per un disinvestimento generalizzato dal settore, in quanto riduce i rapporti numerici tra operatori e utenti, aumentando così carichi e tempi di lavoro che ricreano piccoli cronicari e manicomi; un vero cambio di paradigma, dall’integrazione e riabilitazione all’assistenzialismo e al welfare dei miserabili! I lavoratori di “Casa Rodari” hanno chiesto e ottenuto dall’ASL e dalla Cooperativa di rivedere la propria posizione sul taglio al servizio, giacché in questo tipo di strutture, se già si disinveste sul piano della riabilitazione ed integrazione, non può venire meno l’impegno alla sicurezza degli utenti e dei lavoratori. L’ASL si è impegnata a reintegrare le ore che il sindacato e i lavoratori indicavano come livelli minimi per garantire una vita dignitosa agli ospiti della struttura e qualità del lavoro, rimandando al 2014, attraverso il confronto con la cooperativa ed USB, la discussione su un nuovo contratto di servizio a garanzia di un’organizzazione del lavoro che contempli gli standard di qualità attuali. Questa condizione è simile in molte strutture residenziali che a Bologna si occupano di riabilitazione e integrazione di persone disabili. C’è da sperare che l’esempio positivo di Casa Rodari fornisca la spinta ai lavoratori dei servizi di tutte le cooperative, alla rivendicazione di livelli minimi di sicurezza e qualità del lavoro e di vita per gli utenti che in questo momento l’Accreditamento non garantisce. Invertire la rotta è possibile, la difesa di un welfare universale e di qualità è compito delle lavoratrici e dei lavoratori dei servizi. Organizziamoci per una nuova stagione di diritti, salario e dignità.
Bologna 12/06/13
p. USB Privato Bologna Fabio Perretta
p. RSA USB CADIAI Margherita Rinaudo Anna Maria Stagni