La scorsa settimana la Commissione Europea ha inviato l’avviso di costituzione e messa in mora all’Italia per abuso dei contratti flessibili anche con riferimento alla retribuzione di anzianità. L'Italia ha infatti solo 2 mesi per rispondere alle argomentazioni della Commissione, oppure la procedura passerà alla seconda fase. La legge di stabilizzazione cosiddetta Madia nasceva per evitare l’infrazione ma i provvedimenti presi non sono stati sufficienti.
Le università non ne hanno beneficiato e Enti di Ricerca Pubblica come il CNR, CREA, INFN,INGV e INAF pur disponendo di fondi e strumenti normativi vogliono applicare solo in parte l’articolo 20 Dlgs 75/2017. Troppo poco incisiva appare l’azione dei ministri Marco Bussetti e Giulia Bongiorno verso questi Enti inadempienti, anzi proprio in questi giorni la Direzione Generale del Dipartimento per la Formazione e per la ricerca del MIUR ha inoltrato una richiesta agli enti vigilati che sta procurando forte allarme tra i precari e che rischia di fermare l’intero processo delle stabilizzazioni.
Il MIUR richiamando la Sentenza del Consiglio di Stato del 15 luglio u.s. che da ragione all’INFN delle proprie procedure selettive, chiede agli Enti di avviare nuove procedure selettive riservate a una specifica categoria di precari già stabilizzati che nel frattempo potrebbero essere licenziati.
Secondo Claudio Argentini di USB PI Ricera la sentenza non entra nell’azione amministrativa operata dagli Enti e lo stesso MIUR starebbe strumentalizzando la vicenda solo per bloccare le stabilizzazioni.
Anche USB PI Ricerca è tra i soggetti che hanno segnalato alla Commissione Europea gli abusi e ora la soluzione è in capo al Presidente del Consiglio Conte che con le istituzioni coinvolte deve prevedere norme specifiche volte a fermare la procedura di infrazione europea.
Per USB la via maestra è quella di proseguire con la stabilizzazione dei precari che nella ricerca rafforzerebbero le funzioni che da anni essi assolvono spesso con contratti sottopagati.
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