“Ribadiamo la richiesta di dimissioni del Direttore Generale dell’INEA, Alberto Manelli”, questo il secco commento di Claudio Argentini, dell’USB P.I. Ricerca, sulle indiscrezioni in merito alla apertura di un’inchiesta da parte della Procura di Roma sull’operato del Direttore dell’ente pubblico di Ricerca che si occupa di politiche agricole.
“L’USB – prosegue Argentini - è stato l’unico sindacato a denunciare possibili atti di abuso e da anni richiede le dimissioni di Manelli per una gestione del personale e dell’ente a nostro avviso deficitaria. Ora abbiamo chiesto al Presidente e al CDA di accertare le eventuali responsabilità e di procedere cautelativamente alla sospensione del DG e, qualora le indiscrezioni fossero confermate, alla sua successiva sostituzione”.
Aggiunge il sindacalista: “Teniamo però a sottolineare che Manelli non è l’INEA, e che l’INEA non è una mangiatoia ma un bene comune, fatto anche dei suoi lavoratori, precari e a tempo indeterminato. La ricerca in economia agricola è troppo importante per la collettività perché uno scandalo politico possa determinarne la distruzione”.
“Insomma, ci auguriamo che l’opinione pubblica non faccia di tutt’erba un fascio – esorta Argentini - e ribadiamo anche le nostre proposte per evitare il ripetersi degli scandali: i fondi per gli enti di ricerca pubblici devono essere solo ed interamente derivanti dalla fiscalità generale. L’utilizzo di finanziamenti esterni infatti determina il mancato controllo, la discrezionalità e la mercificazione della ricerca pubblica. La nomina dei vertici, come nel caso INEA, deve avere regole generali e trasparenti. Infine, tutti gli enti di ricerca vanno incardinati sotto la Presidenza del Consiglio con regole che ne impediscano la lottizzazione politica”, conclude l’esponente dell’USB.
Aderente
alla FSM