“La denuncia del Senatore e ricercatore Fabrizio Bocchino (ILIC) sul ritorno in auge di proposte per chiudere la bocca all’ISFOL, ente pubblico di ricerca sul lavoro e le politiche sociali, riporta alla luce l’insofferenza del governo Renzi nei confronti della ricerca scientifica”, è il commento di Claudio Argentini, dell’Esecutivo Nazionale USB P.I. Ricerca.
“A liberarsi dell’ISFOL ci avevano già provato nel 2010 Tremonti e nel 2012 Fornero – ricorda Argentini - e l’USB P.I. ha sempre lottato per difendere questo ente, nato per studiare le ricadute dello Statuto dei Lavoratori nella società, e dunque scomodo per chi ha a cuore solo gli interessi dell’impresa e vorrebbe riportarci a un mondo dove non ci sono più diritti né tutele”.
“L’ISFOL infatti potrebbe spiegare scientificamente che dal pacchetto Treu, passando per la legge 30 e la riforma Fornero, l’introduzione di forme sempre diverse e spesso illegali di precariato non ha prodotto più lavoro, ma solo maggiore sfruttamento e profitto. Dal 1992 ad oggi la disoccupazione è infatti in continuo aumento – evidenzia Argentini - quindi le panzane del premier Matteo Renzi sull’articolo 18, e sull’ideologia che togliere diritti crea più posti di lavoro, si scontrano con la realtà certificata dall’ISFOL, con i suoi 300 lavoratori a tempo indeterminato e i suoi 249 precari storici”.
“Il piano di Renzi sta cadendo pesantemente su tutta la ricerca pubblica – attacca il dirigente USB - connotando il governo non solo in continuità con Berlusconi, ma facendolo assurgere al peggior governo della Repubblica per l’attacco continuo, fatto di commissariamenti e tagli ormai prossimi, ad un settore che dovrebbe essere il fiore all’occhiello”.
“L’USB e i lavoratori della ricerca non accetteranno passivamente l’oscurantismo che nega alla collettività dati scientifici e proposte per migliorare il Paese e la qualità della vita. Se Renzi vuole chiudere l’ISFOL, risponderemo con la ricerca, che dimostra l’inadeguatezza di chi da non eletto governa a favore dei pochi, e con un calendario di iniziative – annuncia Argentini - a partire dagli scioperi del 24 ottobre e del 14 novembre che ci impegneranno insieme al coinvolgimento del Parlamento, dove politici come il Senatore Fabrizio Bocchino possono determinare un ambito di discussione e maggioranze anti-governative per fermare lo scempio della ricerca”.
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