L’ennesima rottura delle trattative per il rinnovo del contratto dei servizi ambientali privati è la prova della enorme speculazione messa in atto dalle imprese private in vista della privatizzazione e liberalizzazione del mercato dei servizi ambientali.
Il Governo Monti confermando la privatizzazione dei servizi pubblici locali, in barba ai referendum di giugno, mette le ali all’arroganza delle aziende.
Di fronte alla prospettiva di ottimi affari e di espansione del loro mercato, le aziende vogliono il massimo della competitività che in pratica si traduce nella volontà di avere un contratto collettivo che abbassi il costo del lavoro e i salari.
Le richieste della FISE sono chiare: scaricare sui lavoratori i ritardi di pagamento degli enti locali, concedere aumenti (che poi sono adeguamenti parziali all’inflazione) in paga base solo se vengono tagliate altre voci retributive (indennità e maggiorazioni ecc). Un contratto a costo zero, anzi un contratto che di fatto faccia scendere la retribuzione reale dei lavoratori.
CGIL-CISL-UIL di fronte alla determinazione della FISE annunciano scioperi ma contemporaneamente si dichiarano disponibili a far slittare gli “aumenti” e accettano come inevitabili le prospettive di spezzettamento e di sfrenata competizione tra aziende sulla pelle dei lavoratori.
Di fronte a questo piano, oltre ad una mobilitazione nei confronti delle aziende private, è necessario affrontare il male alla radice: bloccare i piani di privatizzazione e di liberalizzazione dei servizi ambientali, impedire il mercato selvaggio degli appalti e concessioni.
Per questo diamo indicazione ai lavoratori di rimettere al centro della vertenza l’opposizione alle nuove norme sulla gestione dei servizi ambientali, di non accettare una mobilitazione a perdere dove il rinnovo contrattuale diventi perdita di diritti e di salario, di preparare una forte adesione allo sciopero generale nazionale contro le politiche del Governo Monti che sono alla base di questo attacco padronale al contratto.