Il Sottosegretario alla Difesa Gianluigi Magri e le Organizzazioni Sindacali hanno avviato il confronto sugli argomenti e le problematiche riguardanti il personale civile già accennate nella precedente riunione del 13 dicembre con il Ministro della Difesa Di Paola.
In particolare, l’Amministrazione ha espresso l’intenzione di sviluppare il dibattito su quelle materie ritenute urgenti dalla maggioranza del sindacato che riguardano:
le risorse derivate da eventuali risparmi conseguiti con i processi di riordino e di riorganizzazione interna destinate alla produttività del personale (FUA);
assunzioni per il rilancio dell’Area Industriale;
il personale in esubero di Area Prima (ex A1);
la revisione delle tabelle di equiparazione funzionale previste dal D.L.18/04/2002.
Dalle parole del Sottosegretario è anche emerso che il piano di riordino del Ministero della Difesa sarà argomento di confronto solo dopo i passaggi istituzionali, quindi a scelte politiche/decisionali già ben calibrate.
La USB Difesa è intervenuta proprio partendo da questo argomento, esplicitando schiettamente come sia impensabile coinvolgere le parti sociali in processi di razionalizzazione, mai risultati vantaggiosi per i dipendenti civili, solo su un piano formale, necessarie per far assimilare ai lavoratori le scelte strategiche dell'Amministrazione e la sua applicazione, in cambio di qualche concessione.
Abbiamo precisato che l’abitudine a trattare le problematiche del personale civile sempre come “merce di scambio” è inapplicabile in presenza di un imminente cambiamento dell’assetto organizzativo della Difesa di cui non si conoscono i contenuti e, non ultimo, in antitesi con il ruolo che la nostra organizzazione si prefigge.
A tal proposito, abbiamo consegnato un documento (sotto riportato) nel quale evidenziamo le priorità e gli interventi per noi irrinunciabili alla base di un corretto confronto.
A seguito, abbiamo evidenziato la nostra difficoltà ad immaginare il recupero di risorse, visti i pesanti tagli di bilancio, da destinare all’ormai misero FUA 2012 che, se avvenisse, il 50% di queste dovrà essere impegnato nel finanziamento delle “fasce di merito” (25-50-25%) volute dall’on. Brunetta, dove USB si è distinta per la sua netta opposizione.
La richiesta avanzata da CISL UIL e CGIL si presenta come una manovra strumentale, per far crescere la speranza dei dipendenti in un incremento del salario seppur con le pesanti “penalità” brunettiane, ma anche utile ad innalzare il grado di digeribilità della manovra di riassetto del Dicastero.
L’altro argomento riguardante i dipendenti di Area Prima, ex A1S, da sempre bloccati in una posizione d’inquadramento che ne impedisce qualsiasi progressione giuridica di carriera, è diventato il cavallo di battaglia anche di quel Sindacato che, per ammissione degli stessi nell’incontro, ha concorso alla sua messa in esubero nella prospettiva di una rapida riqualificazione con il passaggio nell’area superiore.
Ben venga la richiesta e la soluzione di questo annoso problema ma è bene ricordare come all’attuale situazione abbia concorso sia il Ministero del Tesoro per il mancato finanziamento dei passaggi d’area che la contrarietà di CISL UIL e CGIL alla proposta dell’allora RdB Difesa dello svuotamento dell’ex area A in applicazione dell’art.36 del CCNL 2006-2009.
Infine, la revisione della tabella di equiparazione dei gradi militari ai ruoli civili necessita ancora di alcuni affinamenti che sarà presto oggetto di discussione nelle prossime riunioni.
Riteniamo l’incontro odierno molto deludente perché non ci permette di aggiungere elementi di comprensione alle sole intenzioni manifestate dal Ministro in tema di riassetto organizzativo.
Al contrario, riteniamo che l’Amministrazione abbia avuto modo di capire le posizioni e le intenzioni dei sindacati nella prospettiva di un confronto che nei prossimi mesi affronterà tematiche riguardanti la riduzione degli organici – applicazione l.148/2011 – e i tagli al personale e alle strutture della Difesa.
La discussione riprenderà a metà gennaio del prossimo anno.
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Al Sottosegretario alla Difesa Gianluigi Magri.
Le trasformazioni e gli adeguamenti conseguenti al Nuovo Modello Difesa hanno determinato negli anni una progressiva crescita del bilancio della Difesa relativamente ai finanziamenti destinati alle spese militari e ai settori a queste collegate (armamenti e missioni), e un progressivo depauperamento delle risorse indirizzate alle attività di supporto civile e ai settori non direttamente collegati alle missioni all’estero e all’impegno nei teatri di guerra.
Contestualmente è stato avviato un processo di profonda ristrutturazione a partire dalla delega conferita al Governo con la legge 28 dicembre 1995 n.549, per sottoporre il Ministero della Difesa ad un netto processo di ristrutturazione e nella quale si evidenziava come questo dovesse essere improntato ai criteri della riduzione, razionalizzazione ed ottimizzazione delle attività e dei procedimenti produttivi, della disciplina della mobilità contrattata, nonché della riqualificazione dei dipendenti civili, della dismissione delle strutture e degli immobili non più utilizzabili: il tutto con lo scopo di adeguare l’organizzazione alle esigenze del moderno strumento militare ed alle risorse disponibili.
La riorganizzazione del Dicastero, ancora in corso, è stata profonda quanto radicale e ha determinato nuove problematiche per il personale civile senza trovare soluzione a quelle già pendenti.
L’esempio più eclatante è il tanto decantato processo di civilizzazione che, nella genericità del Ministero della Difesa e al di là delle dichiarazioni di intenti, non si è concretizzato e ha visto un vero e proprio declino dovuto in parte al blocco del turn-over, con conseguente occupazione di funzioni proprie del personale civile da parte di quello militare, ed in parte alle resistenze nell'Area Tecnico/Amministrativa Centrale ad assegnare posti di funzione al personale dell'Area Terza di vecchia e nuova assunzione.
Parallelamente al processo di riorganizzazione dell'area tecnico-operativa ed industriale, abbiamo assistito ad un progressivo quanto radicale processo di esternalizzazione che ha coinvolto in maniera generalizzata sia il settore dei servizi che quello delle lavorazioni.
Questo andamento ha subito una particolare intensificazione a partire dal 1998 ed è cresciuto negli anni marciando di pari passo con il crescente taglio delle risorse economiche destinate al funzionamento e al mantenimento di enti, stabilimenti ed arsenali.
Il preannunciato cambiamento e la tanto vantata 'politica industriale' si manifestano nella cruda realtà, con iniziative puramente di facciata, senza essere finalizzate ad un miglioramento effettivo dell'efficienza degli Enti e al conseguimento di una gestione produttivamente ed economicamente vantaggiosa.
L’indirizzo politico di procedere con gare di appalto per l’assegnazione dei servizi, lavorazioni e manutenzioni, delegando completamente all'industria privata la ricerca, la sperimentazione e la produzione di sistemi d'arma, apparati e tecnologie avanzate ha determinato, di riflesso, la crescita esorbitante dei costi per le attività esternalizzate e per i contratti stipulati con l'industria privata a prezzi spesso superiori a quelli di mercato, in controtendenza rispetto alla necessità di realizzare economie di gestione attraverso i processi di riorganizzazione.
L’effetto sono le dolorose ricadute per il personale civile che queste operazioni determinano, vista la progressiva emarginazione ed esclusione dai processi produttivi e lavorativi.
Emarginazione ed esclusione costruite attraverso un costante processo di impoverimento professionale, negando ogni possibilità di aggiornamento e formazione in quei settori dove si andavano acquisendo nuove tecnologie e apparati, per poi motivare con la scarsa preparazione dei lavoratori il ricorso all’appalto.
A questo si aggiunga che, in presenza della capacità e della possibilità di intervenire in merito alle revisioni, riparazioni e manutenzioni, spesso le grandi industrie detengono l'esclusiva della fornitura delle parti di ricambio ma non consegnano nei tempi dovuti il materiale, non consentendo interventi rapidi ed economici, determinando così i presupposti di inefficienza per giustificare la successiva esternalizzazione delle lavorazioni.
Le riorganizzazioni proposte dall’A.D., eludendo in qualche caso anche le tutele previste dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro vigente, con lo scopo dichiarato di migliorare la gestione delle risorse umane e l'eliminazione della eccessiva burocratizzazione degli Enti, hanno prodotto in realtà, attraverso una interpretazione distorta e contraddittoria della norma, incertezza ed esasperazione tra i lavoratori.
Alcuni processi organizzativi hanno determinato un vero e proprio esodo di quadri dirigenziali ed intermedi senza le opportune sostituzioni, con un evidente deterioramento di una situazione già carente.
A fronte di una disponibilità da parte del personale alla riconversione professionale, si attende ancora che vengano rispettati gli impegni e data attuazione pratica a quanto previsto dall'accordo per il ripianamento delle vacanze organiche.
Le soluzioni adottate in funzione della gestione del personale hanno peggiorato la qualità della vita dei dipendenti senza nulla apportare alla produttività e alla funzionalità degli Stabilimenti, non tenendo minimamente conto della storia e della tipicità organizzativa e produttiva delle unità.
L'esternalizzazione dei servizi non ha prodotto nessun incremento dell'efficienza e, in ragione del rapporto costo/qualità, ne andrebbe valutato il recupero con l’affido al personale interno delle attività date all’esterno.
Questa trasformazione ispirata ad una filosofia tesa alla concorrenzialità e alla competitività, si è concretizzata nei fatti solo sui risparmi ottenuti tagliando gli organici.
La USB P.I. Difesa, in un quadro di forte recessione economica e alla luce delle recenti disposizioni di legge, ritiene indispensabile intervenire prioritariamente su temi riguardanti:
la salvaguardia degli attuali livelli occupazionali per il personale in forza nelle diverse aree di appartenenza e in particolar modo per il personale inquadrato in Area Prima;
la piena attuazione, attraverso idonei strumenti operativi, del processo di valorizzazione professionale del personale civile di tutte le aree del Dicastero;
l’internalizzazione delle lavorazioni anche in collaborazione con soggetti privati “adeguati” laddove sia necessaria una pronta risposta di natura operativa;
il trasferimento delle conoscenze e delle abilità operative del personale a nuove assunzioni o alle figure professionali avviate con accordi territoriali di formazione;
la revisione delle tabelle di equiparazione funzionale previste dal D.L.18/04/2002.