Esordio col botto per il nuovo presidente di Confindustria Firenze, che attacca i dipendenti pubblici per non guardare in casa propria: se i sacrifici sono per tutti, date il buon esempio, chiedete che venga ristabilita l’aliquota del 27% sull’Ires e che sia progressiva così un piccolo imprenditore non è chiamato a contribuire quanto uno grande. Riducetevi i compensi in maniera strutturale a voi stessi a ai vostri manager. Imponendo che nessun manager possa guadagnare più di 3 volte l’operaio meno pagato.
Sappiamo che non lo farete, perché la realtà è un’altra da quella che raccontate. Lei rappresenta un pezzo di tessuto imprenditoriale, gioca la sua partita, quella del profitto, quella di chi per rimanere a galla ha bisogno di sfruttare i lavoratori e rappresenta una parte della società, di sicuro non i lavoratori e le loro famiglie.
Le parole di Bigazzi neo presidente di Confindustria Firenze sono un insulto ai lavoratori che in questi mesi hanno garantito all’amministrazione di erogare i servizi ai cittadini, nonostante tutto. Confindustria deve ringraziare i dipendenti, perché quando le imprese ricevono i finanziamenti a fondo perduto, quei soldi pubblici provengono dalla tassazione in gran parte garantita dal salario dei dipendenti e dalle pensioni.
Attaccare i dipendenti pubblici serve solo a spostare l’attenzione e distoglierla dalle vere responsabilità dello stato di povertà dei lavoratori ed è paradossale sentire Confindustria piangere miseria ,nonostante il taglio dell’Irap a svantaggio della collettività, mentre i tanti che sono rimasti a casa senza un lavoro perché assunti con contratti a termine e oggi non rinnovati, milioni di lavoratori che avete usato uno dopo l’altro, con rinnovi trimestrali finché vi son serviti, così come i collaboratori assunti con forme contrattuali per le quali non dovevate neppure versare i contributi sociali. Perché per voi i lavoratori sono oggetti ad uso e consumo del vostro profitto.
Il nuovo presidente di Confindustria Firenze prova ad attaccare dipendenti pubblici, col fine di destabilizzare chi è riuscito a mantenere diritti nel mondo del lavoro, che vanno estesi dal pubblico al privato e non contratti.
Confindustria gioca a ricattare i lavoratori a chiedere di scegliere tra occupazione e salari e diritti, quella formula che ha funzionato non per generare crescita, ma per destrutturare ulteriormente la nostra struttura produttiva e aumentare la quota di lavoratori poveri e ricattabili. La nostra risposta è che siamo pronti a fronteggiarlo sia nel pubblico che nel privato a fianco dei lavoratori per estendere i diritti del pubblico, che devono restare il faro a cui condurre la condizione di lavoro nel privato e non viceversa. Quindi, chi rappresenta questo modo di operare sulla pelle dei lavoratori non può permettersi di puntare il dito e di giudicare l’operato dei dipendenti pubblici che di sicuro ignora.
Se la sua preoccupazione è la condizione dei lavoratori la sentiremo fare appelli affinché le aziende non usino gli appalti e le esternalizzazioni per pagare meno il lavoro e aumentare lo sfruttamento, ci aspettiamo che sia altrettanto determinato nell’esporsi contro il caporalato diffuso in tutti i settori.
La realtà è che la povertà lavorativa è aumentata proporzionalmente con i vostri profitti.