La conferma della rappresentatività nelle Funzioni Centrali e nella Presidenza del Consiglio, l’importante crescita nel comparto Istruzione e Ricerca e la sostanziale tenuta nelle Funzioni Locali e nella Sanità, disegnano complessivamente un pubblico impiego dove, nonostante i due anni di pandemia che ci hanno privato degli strumenti sindacali a noi più consoni, si conferma la richiesta di un sindacato conflittuale in alternativa a quello complice e a quello corporativo.
Il dato è confortato da risultati di eccellenza come i primi o secondi posti in molti posti pubblici: all’INPS di Milano sud, Aosta, Collegno, Napoli, Lodi, Potenza, Savona, Cuneo, Torino nord, Napoli Soccavo, Direzione regionale Puglia; alla Biblioteca Nazionale centrale di Roma; nella Ricerca all’Istituto Superiore di Sanità e all’ISPRA; all’ITL di Bologna, Genova e Nuoro; all’ANPAL; alla RTS di Avellino/Benevento e di Salerno; alle prefetture di Crotone e Imperia; nella Giustizia dove USB è primo sindacato in assoluto in Umbria, ai tribunali di Chieti, Ancona, Benevento, Ascoli Piceno, Fermo, Sassari, Civitavecchia, Vicenza, Urbino e Viterbo nonché alla Corte di Appello di Perugia e alla Procura di Messina, Asti, Cuneo, Novara; alla Presidenza del Consiglio dei Ministri; alle Agenzia delle Entrate Direzione Regionale Emilia Romagna, a Torino 1, Parma, Novara, Ferrara, Trieste, Nuoro e Gorizia.
Messe le RSU alle spalle, quello che abbiamo davanti è un periodo caratterizzato da un’economia di guerra che già si fa sentire pesantemente sui ceti popolari e con ricadute anche sui dipendenti del pubblico impiego, sempre più ceto medio impoverito. USB PI affronterà questa fase rilanciando l’iniziativa nei posti di lavoro su salute e sicurezza, precariato, organizzazione e carichi di lavoro, progressioni di carriera e, sul piano nazionale, rivendicando un modello sociale che valorizzi ruolo e funzione del settore pubblico. In questo senso la questione salariale è ormai ineludibile così come la riforma del reclutamento, principale strumento del cambiamento genetico che Brunetta vuole imporre alla Pubblica Amministrazione.
I contratti che si stanno rinnovando, sono già scaduti e contengono aumenti del 3,8% a fronte di un’inflazione che corre oltre il 7%. L’inadeguatezza dei salari del settore pubblico, dovuta alla scelta di ridurre gli aumenti dei rinnovi contrattuali ad un mero recupero dell’inflazione, senza tenere conto dell’aumento dei costi energetici, si è acuita prima con il blocco salariale decennale imposto nel 2009 da Brunetta e oggi emerge con grande chiarezza nello scenario drammatico in cui le politiche guerrafondaie ci hanno calato.
La questione salariale è la priorità assoluta e va affrontata all’attacco prima che Governo e sindacati complici realizzino la solita pantomima delle compatibilità economiche, che costringe i lavoratori su posizioni difensive di riduzione del danno. I primi segnali in questo senso vengono da Confindustria con la richiesta di un nuovo patto sociale che intervenga sul costo del lavoro.
USB PI affronterà questa fase realizzando quanto dichiarato in campagna elettorale.
Da subito chiediamo l’immediata modifica del DEF che preveda già da questa legge di bilancio lo stanziamento per i nuovi rinnovi contrattuali che tengano conto dell’inflazione, dell’aumento dei costi energetici e del recupero reale del potere di acquisto dei lavoratori.
Le risorse ci sono, l’aumento della spesa militare lo dimostra.
Facciamo nostro lo slogan “Abbassate le armi e alzate i salari!” della manifestazione operaia del 22 aprile alla quale parteciperemo e che necessariamente caratterizzerà la nostra iniziativa nei prossimi mesi.