La misura è colma. Senza stipendi e senza prospettive, i lavoratori denunciano lo smantellamento del CSTP attraverso la svendita e i licenziamenti. Ormai i lavoratori non si fidano più dei “manager” nominati dalla politica: i fatti dimostrano che a partire dallo strangolamento economico operato dai tagli di Provincia e Regione, la gestione del CSTP ha subito una gravissima involuzione in termini di qualità e quantità dei servizi erogati.
A cominciare dalla modifica dello statuto del CSTP (25 giugno 2010) che ha permesso l’entrata nel CdA di chi era politicamente incompatibile per la carica istituzionale posseduta, le soluzioni adottate negli ultimi 2 anni, avallate da una complice moderazione sindacale ed istituzionale, hanno minato alle fondamenta una società che nel “ 7° Rapporto sulla mobilità urbana in Italia – anno 2010” presentato dall’ISFORT (Istituto Superiore di Formazione e Ricerca per i Trasporti) era la migliore del meridione d’Italia in termini di “performance del trasporto pubblico”.
L’ufficio legale di USB è stato incaricato di valutare la possibilità di denunciare la Prof.ssa Irene Caldarelli, in quanto l’assurdo ritardo nel compiere il suo mandato, potrebbe prefigurarsi “ingente danno erariale” per i soci del CSTP (che in ultima istanza sono i cittadini che risiedono nei comuni che hanno la partecipazione societaria nel capitale della CSTP) nonché un danno irreversibile, sia economico che esistenziale, per i lavoratori, visto che il piano industriale annunciato prevede licenziamenti e l’inevitabile dissoluzione dell’azienda.
Inoltre, USB auspica un’inchiesta della Procura della Repubblica perché sembra quantomeno inspiegabile la messa in liquidazione volontaria dell’azienda per sottocapitalizzazione quando solo il patrimonio immobiliare della CSTP risulta essere almeno 8 volte maggiore dell’intero capitale sociale formalizzato in 5 milioni di euro; come sembra incomprensibile il fermo tecnico di quasi l’80% della flotta aziendale.
Obiettivo immediato è sfiduciare i liquidatori, riportare l’azienda in regime di gestione ordinaria per scongiurare il dramma sociale che sta vivendo la nostra provincia ed in particolare le famiglie dei dipendenti dell’azienda e le migliaia di utenti che rischiano di vedersi privati dell’indispensabile servizio di trasporto pubblico.