I lavoratori e tutto il movimento della scuola difendano il diritto di sciopero e con esso la possibilità di proseguire la lotta contro il DDL
Con un’efficienza non comune, la Commissione di Garanzia ha risposto ad una nostra nota del 29 maggio solo poche ore dopo, negando la possibilità di protrarre lo sciopero per più di 2 giorni consecutivi.
Sosteniamo, infatti, che non essendo normato, lo sciopero di mansione non è soggetto a tutte le limitazioni della 146/90 e, nello specifico, non ha il limite dei 2 giorni consecutivi. Affermiamo di poter scioperare fino ad ottenere lo spostamento di uno scrutinio per il periodo massimo di 5 giorni. Tutto ciò, naturalmente, è stato comunicato alla Commissione a seguito di un’approfondita analisi dei nostri legali. Ciononostante, la Commissione, pur riconoscendo che lo sciopero segue il calendario di ogni istituzione scolastica (quindi se il dirigente anticipa lo scrutinio ad una data antecedente il termine delle lezioni o li posticipa, lo sciopero segue automaticamente il calendario fissato), ha affermato che non si possono superare i due giorni consecutivi di sciopero.
Questa decisione appare assurda se pensiamo che la norma dice che, in caso di sciopero, uno scrutinio non può essere posticipato per più di 5 giorni dalla prima programmazione. Come si può arrivare a questo limite con solo due giorni consecutivi di sciopero?
Si tratta chiaramente di un pronunciamento politico, in difesa del governo (una delle parti in causa) e di un atto di abdicazione dal ruolo di garante affidato alla Commissione dalla Legge.
Se accettassimo supinamente i diktat della Commissione, quindi, lo sciopero breve potrebbe essere esercitato solo dal primo al secondo giorno di scrutinio, sulla base del calendario fissato dalla singola scuola.
Noi non intendiamo accettare, presenteremo ulteriori elementi alla Commissione e ci riserviamo comunque la possibilità di mantenere la proclamazione nelle forme annunciate.
Sarà la politica a quel punto che dovrà decidere se tentare di colpire ancora un’intera categoria di oltre un milione di lavoratori nel diritto costituzionale ad esprimere dissenso attraverso lo sciopero. .
E’ in quest’ottica che l’USB stessa, a questo punto, reclama un incontro urgente con ministro e governo sul tema del diritto allo sciopero e del DDL.
Non sarà con la chiusura degli spazi democratici di dissenso che ci convinceranno della validità della “buona scuola”.