Martedi a Parigi l’Ocse ha presentato il rapporto periodico «Education at a Glance 2012» ed ha sottolineato, nuovamente, l’arretramento dell’Italia in materia di istruzione e formazione.
La spesa pubblica destinata alla scuola nel 2009 è stata pari al 4,7% del Pil a fronte della media Ocse del 5,8%.
È la seconda più bassa dopo il Giappone tra ben trentasei paesi industrializzati aderenti all’Ocse.
La spesa annua per studente e' di 9.055 dollari contro una media Ocse di 9.249.Questa differenza si amplifica per gli studenti universitari, per quelli italiani il gettito è di 9.562 euro a studente contro la media di 13.728.
Il blocco delle assunzioni e l’innalzamento dell’età pensionabile hanno come conseguenza inevitabile l’invecchiamento del corpo docente.
Gli insegnanti nel nostro paese hanno infatti un’età media elevata. Il 58% dei docenti della secondaria ha più di 50 anni e solo il 10% ne ha meno di 40.
La percentuale dei docenti sotto i 30 è dello 0,5%. Tra le tante anomalie segnalate vengono indicati anche gli stipendi troppo bassi dei docenti. Il top, dice il rapporto, si raggiunge dopo 35 anni di carriera ed è, di media, inferiore alla media degli altri Paesi.
L’Italia – come già emergeva nei rapporti dell’Ocse degli anni scorsi – è ancora sotto la media Ocse nei salari degli insegnanti, pari a 32.658 dollari l'anno nel 2010 nella scuola primaria contro i 37.600 della media Ocse, 35.600 dollari nella scuola media (39.400 Ocse) e di 36.600 nella scuola secondaria superiore contro 41.182 Ocse.
Non solo, gli stipendi degli insegnanti, in Italia, sono anche decisamente più bassi rispetto a quelli degli altri i lavoratori con una equivalente istruzione universitaria. In Italia, inoltre, sale il numero degli studenti per ogni singolo docente: 11,8 studenti per insegnante alla materna, 11,3 alla primaria, 12 alle medie e alle superiori. Al contrario, i nostri alunni stanno molte più ore in aula (e non ci stanno certo da soli): 891 alla primaria, 924 alle medie e 1.023 alle superiori con medie superiori agli altri.Il dato, a nostro avviso drammatico riguarda poi
il numero di giovani Neet, ovvero coloro che non vanno a scuola o non lavorano.
Nel 2010 il tasso d’inattività tra i giovani tra i 15 e i 29 anni era del 23%, la quinta percentuale più alta tra i Paesi Ocse ed è costantemente in crescita negli ultimi 30 anni.
Ma anche per i giovani laureati i dati sono sconfortanti. In Italia i laureati sono solo il 15% della popolazione. Resta elevata la differenza con gli altri paesi Ocse, che hanno una media di laureati del 31%, praticamente il doppio
La fotografia scattata dall’Ocse è desolante, ma la situazione non potrà che peggiorare.
Guardiamo con preoccupazione ai rapporti degli anni a venire, quando si manifesteranno chiaramente i danni provocati alla scuola, di ogni ordine e grado, dalle cosiddette “ riforme Gelmini”, avviate dal 2008 nella scuola primaria e, negli anni successivi, nella scuola secondaria di primo e secondo grado.
D’altro canto il governo Monti non appare minimamente interessato a riflettere su questi dati e quando il ministro Profumo parla della scuola molto spesso lo fa senza cognizione di causa, vedi la proposta del Concorso che tante mobilitazioni e polemiche sta suscitando in questi giorni.