Da tempo i Servizi Educativi Comunali di Terni sono stati scelti come “vittime sacrificali” sull’altare del risparmio, ma c’è stato chi, fin da subito, ha capito e svelato che il “risparmio” è solo un pretesto (sono i numeri del bilancio a parlare!) e che il vero obiettivo è l’azzeramento dei S.E.C. quali servizi pubblici, a vantaggio della crescita del
privato del settore, che è poi la politica seguita da tempo in tutti gli ambiti, sia dai governi nazionali che dalle amministrazioni locali, di qualunque colore.
Molti sono i fatti che dimostrano quello che USB denuncia da tempo: tentando di dare poco nell’occhio, è stata man mano ridotta l’offerta, con la chiusura di scuole dell’infanzia o la loro presunta (e mai dimostrata!) statalizzazione, ma soprattutto con azioni di indebolimento generale:
- autorizzazione degli open day solo perché messi alle strette dalle richieste di personale e utenti, finalmente programmati prima dell’apertura dei termini di iscrizione, mentre fino a due mesi fa erano stati calendarizzati ad iscrizioni praticamente concluse;
- comunicazione delle ammissioni ai nidi e ai centri per bambini/e solo a ridosso dell’apertura dell’anno scolastico, quando molte famiglie ormai si erano già rivolte ai privati;
- riduzione “di fatto” del numero di posti disponibili nelle sezioni lattanti, non per mancanza di iscrizioni, ma per evitare di sostituire il personale assente, creando un danno tanto alle famiglie, quanto alle casse comunali per mancati introiti che derivano dalle rette di frequenza;
- inserimento nel modulo di iscrizione delle scuole dell’infanzia, con un linguaggio volutamente ambiguo ed omissivo, di un divieto a presentare più di una domanda di ammissione;
- discriminazione di alcune zone della città per l’accesso a quelle scuole comunali sopravvissute momentaneamente alla prima decimazione;
- redazione tardiva delle graduatorie di ammissione alle scuole comunali dell’infanzia, rendendo difficoltosa la redazione delle graduatorie stesse da parte del personale della segreteria, ma soprattutto costringendo chi non si era lasciato intimidire dal “divieto” sopra descritto, ad accettare il posto nella scuola statale, vista la risposta tardiva da parte comunale.
Discorso diverso per i Laboratori dove tutto è possibile! Si è riusciti persino ad assegnare un’ulteriore unità di personale educativo prendendola dalle cooperative, dopo che a settembre gli era stata già assegnata un’insegnante in più e una unità di personale ausiliario a tempo pieno: Laboratori che ricordiamo, sono a supporto di tutte le altre strutture educative dei S.E.C.
Nei nidi e nelle scuole dell'infanzia invece si nega una supplente anche nel caso di assenza prolungata di un’insegnante/educatrice, persino di un mese o più, perché si è voluta dare un’interpretazione del tutto singolare all’autorizzazione alle assunzioni concessa dal Ministero, rendendo giorno dopo giorno sempre più complesso e
pesante fare funzionare i servizi, visto il costante rapporto adulto/bambini al limite massimo e la conseguente assenza di compresenza in orario scolastico.
L’elenco potrebbe continuare, ma quanto descritto ci sembra sufficientemente esplicativo della situazione, che genera un clima di incertezza nelle famiglie potenziali utenti.
Tante situazioni di mancata, tardiva o ambigua risposta sono state create ad arte intorno ai Servizi Educativi Comunali, da quella politica che aveva la responsabilità dell’amministrazione locale, complice anche, negli ultimissimi anni, una cattiva gestione, sia generale che quotidiana, ove non mancano atteggiamenti vessatori e
denigratori nei confronti del personale che vi lavora.
La sottrazione di risorse di ogni tipo verso i Servizi Educativi Comunali, condotta con pazienza certosina è costante e continua, nonostante gli annunci poco credibili di un fantomatico ampliamento dell’offerta.
Un esempio è lo sbandieramento del compimento della fase progettuale di un servizio aggiuntivo.
Se poi si va a ben guardare, non solo risulta essere la fotocopia di servizi già esistenti, ma la sua attivazione viene subordinata al reperimento di nuove risorse economiche, necessarie per la ristrutturazione della sede prescelta, quella della scuola dell’infanzia comunale Grillo Parlante.
Una scuola che, nonostante funzionasse egregiamente e che avrebbe potuto coabitare senza alcun problema con il “nuovo” servizio, è stata recentemente chiusa.
Viene forte il sospetto che l’obiettivo sia altro. Magari si “sacrificherà” qualche altra scuola dell’infanzia comunale per fare spazio a questo “nuovo” servizio, che altrimenti avrebbe impegnato tante risorse inutilmente!
Anche perché, visto che il Comune quando poteva assumere non lo ha fatto, (ed oggi ovviamente non può farlo) dato che con la chiusura delle scuole dell’infanzia, si è dirottato il personale in quei servizi nei quali operava personale non comunale, domandiamo: dove si reperiranno le figure necessarie per attuare un tale innovativo e mirabolante progetto, che prevede, oltre al centro educativo, laboratori per le più diverse fasce di età e utenze?
Da tempo l’USB smaschera favole, da tempo sosteniamo che si sta con tutta evidenza preparando il terreno per un ingresso del privato, con l’obiettivo di arretramento, più o meno rapido, ma progressivo della gestione pubblica dei servizi educativi per l’infanzia a Terni: un obiettivo che non ci potrà mai vedere complici, un arretramento che non
vogliamo e che intendiamo fermamente contrastare!