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Sevel, il prezzo dell’incertezza lo pagano i lavoratori

Lanciano,

Con il passare dei mesi, nel settore automotive ai problemi generati dalla pandemia si sono aggiunti quelli della carenza di semiconduttori, dell’avvio della transizione elettrica, della digitalizzazione, delle delocalizzazioni selvagge, del dumping sociale.

Nel gruppo Stellantis, così come in tante altre aziende, il prezzo più alto lo pagano i lavoratori ed in primis quelli con contratti precari che le leggi sbagliate, inique ed ingiuste hanno condannato a vittime sacrificali.

In Sevel nei mesi scorsi a centinaia si erano sentiti dire che non c’era più bisogno di loro ma alcuni sono stati richiamati per sopperire alle assenze dovute alla quarta ondata di pandemia, a quella forzata dei lavoratori senza green pass valido che sono stati lasciati fuori dai luoghi di lavoro senza reddito. Sembrava che si stesse invertendo la rotta con spiragli per coloro che non erano stati confermati nei mesi precedenti ed un ritorno alla normalità produttiva, addirittura con giornate lavorative a regime di straordinario, anche perché erano state annunciate circa 100 nuove assunzioni tramite agenzie interinali (cosa che avevamo considerato ingiusta nei confronti di chi era stato confermato solo alcune settimane prima), invece di colpo la doccia fredda: diversi lavoratori con contratti staff leasing si sono sentiti ripetere le stesse frasi a distanza di poco tempo poiché non più necessari e le 100 assunzioni tramite agenzia bloccate.

Le leggi scellerate, volute da governi filopadronali e sindacati complici, hanno ridotto il mondo lavorativo all’umiliazione continua dei lavoratori.

Giungono notizie che se vere hanno dell’assurdo poiché sembra che i giovani selezionati tramite agenzia abbiano anche sostenuto delle spese di tasca propria per visite mediche necessarie per l’assunzione: chi risarcirà questi lavoratori? Chi chiederà scusa ai lavoratori rimandati a casa per due volte in poche settimane?

Continua il colpevole silenzio collaborazionista dei sindacati firmatari del CCSL che ricordiamo hanno aperto una procedura di raffreddamento a settembre lanciando grida di battaglia a cui mai hanno dato seguito nonostante la perdita di centinaia di posti di lavoro.

Ancor più grave è l’inadeguatezza della politica nazionale e regionale che di fronte a cambiamenti epocali non ha un minimo progetto industriale del settore e l’annuncio di miliardi stanziati non cancella questa grave mancanza.

La nostra Regione rischia grosso con l’avvio dello stabilimento in Polonia, omologo della Sevel, ma sembra che in molti non si rendano conto del pericolo e continuano come in passato a non adottare una progettualità necessaria per il futuro: qualcuno potrebbe spiegare che fine abbia fatto il “progetto Polo Automotive” in Val di Sangro? Perché è stato abbandonato? I progetti sulle infrastrutture necessarie? Tanti annunci ma i fatti?

La Val di Sangro è il polo industriale che è stato sempre solo parzialmente coinvolto nelle varie crisi ma oggi appare una locomotiva lanciata su un binario morto, anzi su un binario che conduce dritti in Polonia. Se consideriamo tutto l’indotto della Sevel anche un parziale ridimensionamento avrebbe un impatto devastante per tutta la Regione Abruzzo ed i suoi bilanci. Si torni a progettare e programmare invece di fare dichiarazioni senza sostanza.

Quanto a Sevel la dirigenza comprenda che il momento va affrontato in modo diametralmente opposto a quello adottato, non possono pagare sempre i lavoratori il prezzo di tanta incertezza, non possono i più deboli pagare colpe non loro.

Il coordinatore USB Lavoro Privato Chieti

Fabio Cocco

RSA USB SEVEL

Lanciano, 21.02.2022