I trasporti italiani sono stati tra i più colpiti dalla foga privatizzatrice dagli anni 90 in poi Dallo smantellamento dell’IRI negli anni 90, lo stato italiano ha abdicato ad avere una politica industriale e una visione strategica dei trasporti, comparto di cui l’Italia avrebbe al contrario un enorme bisogno.
Non solo abbiamo messo (o stiamo mettendo) in (s)vendita le grandi aziende come Alitalia, ormai simbolo del fallimento del dogma “privato è bello!”, Tirrenia e Trenitalia, ma abbiamo appaltato ai privati un intero sistema: siamo l’unico paese che ha privatizzato il servizio di assistenza al volo (ENAV) e che ha regalato a società private i propri porti e aeroporti con laute concessioni ed enormi profitti. Lo stesso Trasporto Pubblico Locale, quello almeno non ancora venduto, si trova continuamente sotto attacco di privati che puntano alla debolezza di Comuni e Regioni dalle casse sempre più esangui.
Tutto questo è stato fatto nel nome dei dettami del libero mercato e della libera concorrenza contenuti nel Trattato di Lisbona e della politica di austerity imposta dalla UE, con il blocco dei trasferimenti agli Enti Locali, accompagnato dal ritornello che i privati avrebbero fatto viaggiare meglio aerei, bus, metro, treni e navi.
Ovviamente, tutto ciò si è dimostrato una menzogna nonché un grave danno per tutti noi. I privati hanno sfruttato fino all’ultimo centesimo gli enormi finanziamenti che hanno accompagnato le privatizzazioni: dagli ammortizzatori sociali per la gestione degli immancabili esuberi alle facilitazioni fiscali e contributive, passando per i finanziamenti della continuità territoriale per finire allo scandalo dei diritti aeroportuali, addirittura pagati in anticipo come nel caso di Aeroporti di Roma. In cambio, lo Stato, ovvero tutti noi abbiamo ricevuto: fallimenti delle medesime aziende, smantellamento di intere produzioni, la perdita di migliaia di posti di lavoro, il deterioramento del servizio, l’invasione di aziende straniere senza scrupoli, la frammentazione contrattuale, lo sfruttamento e l’esplosione della precarietà.
Un sistema malato il cui sintomo più preoccupante riguarda lo scadimento dei livelli di sicurezza, di controllo e di vigilanza con effetti sempre più gravi per i lavoratori e l’utenza.
Tutto questo è costato alle nostre tasche miliardi di euro di cui nessuno riesce a fare i conti
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Chiediamo di fermare le privatizzazioni, di rilanciare le nazionalizzazioni, di far rientrare sotto il controllo pubblico porti, aeroporti e le principali infrastrutture, imponendo a tutti gli operatori i contratti nazionali.
Questo è l’unico modo di garantire UN SERVIZIO PUBBLICO, DIGNITOSO, EFFICIENTE E SICURO!
Unione Sindacale di Base – Lavoro Privato - Trasporti