Proposto senza un criterio chiaro, con una trattativa diretta con il dipendente spesso solo telefonica, l’esodo sta facendo sparire, da un giorno all’altro e a macchia di leopardo, risorse umane pienamente operative lasciando pericolosi vuoti funzionali e di Know How.
Le ristrutturazioni di alcuni processi aziendali scontano, con ogni evidenza, una assai discutibile visione (fatta a tavolino) dell’attività svolta in particolare nella Rete Territoriale.
Tale situazione è apparsa ben chiara fin dall’inizio a chi ha avuto modo di assistere o interloquire con gli incaricati della Società di Revisione che, più di ascoltare, sembravano impegnati a far rientrare a tutti i costi la realtà in un “format”, già scritto e preordinato.
Per la struttura periferica della Siae, con una realtà così variegata, si sarebbero dovuti prevedere moduli e procedure flessibili, valutazioni più ponderate ed attente a situazioni specifiche in modo da evitare disfunzioni.
Invece l’omologazione a standard prefissati a tavolino e la riduzione della autonomia decisionale sta producendo, oltre alle suddette disfunzioni, una forte disaffezione del personale, anche a livello dirigenziale.
Malgrado ciò e nel rispetto dei ruoli, non perdiamo la speranza che l’Ente, prima o poi, decida di ascoltare le nostre proposte sui correttivi che potrebbero essere apportati, al fine di ottimizzare e snellire le famigerate procedure, facendo funzionare meglio l’intero Ente.
Va necessariamente sottolineato che il primo soggetto che auspica di lavorare meglio è proprio il dipendente.
Nelle aziende avanzate, specie di servizi, la risorsa umana è quella più valorizzata ed i manager, che lo hanno capito, chiedono proprio a chi opera sul campo idee e proposte per migliorare (il modello giapponese, applicato anche in altre parti del mondo, lo insegna!!!).
Senza contare i vantaggi economici, perché il proprio parere, ed importanti informazioni sui processi operativi, il dipendente SIAE sarebbe ben lieto di darli, …anche gratis!
La Segreteria Nazionale SAS-USB