Mentre scriviamo, martedì 25 luglio, la situazione in Sicilia risulta ancora drammatica. Sono centinaia le richieste di intervento, moltissime delle quali impossibili da evadere per la carenza di uomini e mezzi. Catania, Palermo e Messina le città più colpite, dove si registrano interi quartieri evacuati, almeno tre morti, decine di case e attività incendiate o seriamente danneggiate. Contiamo feriti tra i cittadini, le squadre di volontari, quelle dei forestali; anche alcuni vigili del fuoco sono dovuti ricorrere ai sanitari.
I nostri centralini sono ormai in tilt, tanto che il Comando provinciale di Catania è stato letteralmente preso d’assalto da cittadini infuriati. È stato necessario l’intervento dei Carabinieri per riportare la calma presidiando la caserma. Squadre di vigili del fuoco vengono fermate per strada dai cittadini e minacciate affinché effettuino l’intervento da loro richiesto impedendo il regolare svolgimento del servizio di soccorso e fomentando così l’esasperazione dei cittadini. Le squadre dei vigili del fuoco vengono scortate dalle forze dell’ordine.
Uno scenario bellico che non si era mai visto prima e che ancora non ha trovato la parola fine. Insufficiente il raddoppio dei turni istituito stamattina, perché incrementare l’organico serve a poco quando mancano i mezzi. Ormai si opera con qualsiasi mezzo di fortuna pur di dare risposte ai cittadini, mettendo a serio rischio anche l’incolumità degli operatori ormai stremati dal caldo e dalle fatiche.
Un disastro annunciato, anzi, urlato dalla USB Vigili del Fuoco che da anni protesta per le gravi carenze di organico siciliane ed in particolare del Comando di Catania, decisamente sottodimensionato per fronteggiare le emergenze quotidiane, figuriamoci scenari simili. L’emergenza climatica non può essere considerata ormai un evento straordinario, sporadico ed isolato, bensì la normalità: dobbiamo attrezzarci per fronteggiarla.
Sono innumerevoli i comunicati, gli scioperi, i sit-in di protesta da parte di USB Vigili del Fuoco, tutti volti a denunciare le fragilità del nostro territorio e la rischiosità di fenomeni climatici sempre più estremi. Oggi la politica, di ogni colore, deve fare mea culpa per le disattenzioni e le finte promesse che da sempre rivolge ai vigili del fuoco siciliani ed etnei. Basti vedere che a fronte di potenziamenti di organico a livello nazionale, in Sicilia non è arrivata neanche un’unità in più, ormai da decenni. I comandi sono sempre con mezzi obsoleti o fermi per mesi nelle officine in attesa di essere riparati. Qualcuno di tutto ciò dovrà rispondere di fronte ai cittadini.
Nel difendere pubblicamente i colleghi dalle intemperanze dei cittadini esasperati, esprimendo solidarietà ai lavoratori, non possiamo però tacere di come a tutti i livelli i cittadini dell’isola vengano continuamente vessati, illusi e abbandonati da chi dovrebbe garantire politicamente e amministrativamente i servizi minimi alla cittadinanza. Nella regione, come dimostra anche il recente incendio all’aeroporto di Catania, ai Vigili del Fuoco mancano mezzi idonei e moderni: molti sono costantemente in riparazione, molti totalmente inadatti alle tipologie di intervento per i quali vengono utilizzati. Non ci risultano né regolari programmi di manutenzione, né prossime assegnazioni che possano tamponare questa situazione.
Al problema dei mezzi, come dicevamo e denunciamo da anni, si somma quello del personale. La Sicilia è un’isola ed è il punto estremo d’Italia. Con collegamenti viari imbarazzanti che ora si vorrebbero imbellettare con un ponte in mezzo al nulla. Inviare moduli in supporto da altre regioni, a volte anche dalle stesse province limitrofe, richiede ore, giorni prima di avere un apparato sufficiente a fronteggiare emergenze per le quali ogni minuto può essere vitale.
Non si possono adottare nella scelta degli organici gli stessi criteri delle altre regioni italiane. Serve assolutamente un incremento degli organici di Vigili del Fuoco in tutti i Comandi della regione per poter ovviare alle emergenze regionali in maniera autonoma almeno per i primi giorni. Il raddoppio dei turni è un escamotage insufficiente a fronte sia della carenza di mezzi di cui discutevamo prima sia per l’impossibilità di sfruttare i colleghi in situazioni particolarmente gravose dal punto di vista fisico per 70 ore a settimana.
Questa giornata di dramma, deve essere un punto fermo per un cambiamento di rotta: ora basta, servono uomini e mezzi e una riclassificazione verso l’alto di tutti i comandi e distaccamenti siciliani.
Il Coordinamento USB VVF Sicilia
Catania 25/7/2023