A Bologna, nella cooperativa sociale Arca di Noè, che gestisce numerosi progetti di accoglienza sul territorio metropolitano, è in corso una riorganizzazione che non lascia scampo a lavoratrici e lavoratori. Dopo mesi di una riorganizzazione che ha prodotto un enorme aumento della produttività senza nessun confronto con le parti sindacali, Arca di Noè decide unilateralmente di mettere in cassa integrazione le lavoratrici della Scuola di Italiano per migranti.
A seguito della proclamazione dello stato di agitazione, ieri si è svolto un incontro tra USB, Prefettura e Arca di Noè per cercare di trovare un accordo: l'esito della procedura è stato negativo poiché non c'è stata nessuna volontà da parte della cooperativa di mettere in discussione la scelta unilaterale di riorganizzazione e cassa integrazione per le lavoratrici.
A seguito dell’incontro si è svolta una partecipata assemblea con più di 50 lavoratori dell’accoglienza delle cooperative cittadine: la crisi economica e sociale sta travolgendo gli operatori del welfare del settore accoglienza. Partendo dai Decreti Minniti-Orlando, passando per i Decreti sicurezza di Salvini mai sostanzialmente modificati, è in corso un attacco frontale ai servizi di accoglienza ai migranti e alle condizioni di lavoro nel settore. La politica cittadina spesso parla di modello Bolognese di welfare, senza dire che questo modello è fondato su salari da fame, precarietà, sfruttamento e lavoro gratuito.
Da tempo chiediamo che il Comune e l'ASP esercitino un vero controllo pubblico sugli appalti per garantire la qualità del servizio e la qualità del lavoro. A parità di lavoro, a seconda delle cooperative, si trovano inquadramenti diversi, tipologie di contratto diverse, utilizzo delle prestazioni occasionali per evitare di assumere personale. In questa giungla che è diventato il lavoro pubblico in appalto, i diritti dei lavoratori e dei beneficiari vengono schiacciati dalla logica di impresa e dalla libertà delle cooperative di utilizzare la forza lavoro a proprio piacimento.
Abbiamo dato un ultimatum alla cooperativa: aprire il tavolo di contrattazione entro una settimana con lavoratrici e lavoratori per trovare soluzioni alternative agli ammortizzatori sociali da fame, altrimenti sarà sciopero.
Intanto, l'assemblea dei lavoratori ha deliberato la necessità di scendere in piazza sotto gli uffici dell'ASP per chiedere l’assunzione di responsabilità dei committenti nel controllo di cosa succede nei propri appalti: parte da oggi una mobilitazione permanente che non si accontenta delle briciole ma che rivendica la dignità del lavoro sociale: venerdì 14 maggio - Presidio dalle ore 9.00 presso gli uffici del servizio protezioni internazionali dell'ASP in via del Pratello a Bologna.
Bologna 15 maggio 2021
USB LAVORO PRIVATO