Nonostante la mancanza di lavoratori del comparto sanitario pubblico sia stimata in circa 350.000 unità, delle quali 250.000 sono infermieri, oltre 100.000 precari del SSN rischiano di non veder rinnovato il contratto a fine anno perché, nonostante la presenza del personale precario sia indispensabile al funzionamento delle strutture sanitarie a causa del turn over ridotto e del tetto di spesa per il personale, il mantra dell’equilibrio finanziario e della sostenibilità economica continuano a essere i soli parametri che orientano la gestione della sanità e della salute pubblica.
Il probabile mancato rinnovo, provocherà il considerevole aumento dei già pesantissimi carichi di lavoro di chi rimarrà nei reparti, metterà a repentaglio il regolare svolgimento delle attività quotidiane e avrà un impatto diretto sulla qualità e sulla tempestività della cura e dell’assistenza al cittadino, aggravando ulteriormente una situazione già critica.
Nei reparti di emergenza-urgenza, dove la percentuale di contratti precari è più elevata e dove la mancanza di prevenzione e di una medicina territoriale efficiente provocano il sovraccarico di accessi ai pronto soccorso, il personale fatica ad affrontare l’afflusso continuo dei pazienti e, in questo contesto, la prospettiva di togliere personale precario, proprio in quei reparti già provati da una situazione così critica, appare totalmente irrazionale e ingiustificata. Ma la drammaticità della situazione si riverbera ben oltre i reparti di emergenza. Infatti, ad oggi, senza il contributo dei lavoratori precari, i tempi di intervento e il livello complessivo dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) subirebbero un colpo drammatico. Al contempo, in caso di mancato rinnovo dei contratti e ulteriore blocco delle graduatorie concorsuali, si prospetta un danno economico considerevole per lo Stato perché la scadenza delle graduatorie comporterebbe la necessità di indire nuovi concorsi e un processo costoso e lungo che implicherebbe l’ennesimo sperpero di risorse pubbliche.
USB, con la modifica della legge 234 che ha ampliato la platea dei beneficiari che possono essere stabilizzati dopo 18 mesi di servizio, ha ottenuto numerose stabilizzazioni in tutta Italia, ma questo non basta. Stabilizzare i lavoratori precari, garantire il rinnovo dei contratti a fine anno e sbloccare le graduatorie sono interventi non solo urgenti ma cruciali oltre che per garantire i diritti dei lavoratori anche per evitare il collasso completo del Sistema Sanitario Nazionale. Per questo motivo chiediamo che si provveda immediatamente alla proroga di tutti i contratti di lavoro in scadenza a fine anno, e che venga avviato lo scorrimento delle graduatorie valide su tutto il territorio nazionale nel più breve tempo possibile perché, pur rendendoci conto che tali misure risultano insufficienti per affrontare in maniera strutturale le problematiche dell’SSN, siamo convinti che sia necessario per garantire, oltre al sacrosanto diritto al lavoro di precari e idonei, un ritmo di lavoro più umano nei reparti e un migliore livello di cure per tutti/e cittadini/e.
USB Sanità
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