La Spending Review riserva sempre nuove e pessime sorprese: non ultima l’obbligo di dismettere o vendere le tantissime società partecipate pubbliche e in house che in questi anni hanno, comunque, rappresentato un’alternativa alla privatizzazione selvaggia dei servizi pubblici.
L’art. 4 della c.d. Spending Review di fatto prevede lo scioglimento o l’alienazione (vendita) delle partecipazioni pubbliche delle società controllate direttamente o indirettamente dalle pubbliche amministrazioni, laddove il FATTURATO conseguito dalle stesse nel 2011 superi il 90% per prestazioni di servizi a favore delle p.a. se non si liquidano e/o non si vendono, le società partecipate pubbliche non possono avere proroghe degli appalti con l’Ente pubblico che ne detiene le quote societarie o rinnovi senza passare da gare. Laddove si opti per l’alienazione delle quote pubbliche le società privatizzate, invece, godranno del rinnovo automatico degli appalti pubblici in essere per altri 5 anni. Vengono escluse dalle previsioni dell’art.4 solo le società che svolgono particolari attività (servizi ai cittadini, centrali di committenza), e le società che saranno individuate con DPCM, le società Consip e Sogei. e le società quotate e le loro controllate (ad esempio eni, enel,ecc…). In ogni caso si prevede l’applicazione anche a tali società dei limiti assunzionali previsti per l’Amministrazione controllante e il taglio del 50 per cento del personale precario, cioè il licenziamento. Infine a decorrere dal 1° gennaio 2013 e fino al 31 dicembre 2014 si sospende di fatto la possibilità di aumenti contrattuali derivanti dalla contrattazione nazionale e aziendale.
Una norma che di fatto ha il solo obbiettivo di regalare fette consistenti del mercato degli appalti pubblici alle società private di servizi, alle centrali della cooperazione e forse anche alle banche.
Un pezzo di mondo del lavoro rischia di essere sconvolto da questa privatizzazione
sia in termini di perdita di occupazione che di diritti e tutele.
Infatti molte di queste società hanno rappresentato una forma di ricollocazione per lavoratori già licenziati da precedenti dismissioni e lsu ma nel contempo soprattutto una forma di ritorno o mantenimento dei servizi sotto il controllo pubblico, cioè un argine alle logiche privatistiche e affaristiche del mercato e alle gare al massimo ribasso garantendo così in molti casi e in settori delicati la funzionalità dei servizi e il rispetto dei diritti degli utenti e dei lavoratori.
Bisogna quindi opporsi con forza e senza indugi contro un provvedimento che, con la vendita delle quote pubbliche, colpirà sicuramente le migliaia di lavoratori che operano nelle società e multi servizi di tantissimi Enti locali (Regioni, Province e Comuni), peggiorandone sicuramente le condizioni salariali e contrattuali se privatizzate e licenziando comunque il 50% dei precari, e, con la dismissione delle società non vendute, metterà sulla strada migliaia di lavoratori, lasciandoli sul lastrico e senza alternative
LA USB CHIAMA ALLA MOBILITAZIONE IMMEDIATA CONTRO QUESTO PROVVEDIMENTO
SE il Governo Monti va avanti come un treno non ostante le prese di posizione di rappresentanti autorevoli degli Enti locali contro questa inutile sottrazione di importanti Società al controllo pubblico a danno principalmente dei lavoratori e dei servizi, I LAVORATORI non possono accettare di essere sacrificati sull’altare delle speculazioni di imprese e banche
LE SOCIETA’ PUBBLICHE DEVONO RIMANERE TALI!
DIFENDIAMO LE LOTTE DI QUESTI ANNI PER GARANTIRE LAVORO E DIRITTI
NO ALLA DISMISSIONE NO ALLA VENDITA
SI’ ALLA DIFESA DEL PUBBLICO E DEL LAVORO
CONTATTATE LE NOSTRE SEDI E DELEGATI PER ORGANIZZARE LA MOBILITAZIONE
PER DIFENDERE IL LAVORO E IL FUTURO