Ci siamo, dal 1° febbraio iniziano i controlli sulla vaccinazione obbligatoria del personale dell’Università con provvedimenti sanzionatori per i lavoratori che non risultano vaccinati che stanno generando panico e confusione.
Nonostante in quasi due anni di emergenza pandemica TUTTO il personale ha permesso il funzionamento degli Atenei, anche grazie al ricorso al lavoro agile e alla didattica a distanza, invece di migliorare le strutture universitarie per renderle più sicure, invece di investire sul lavoro agile anche attraverso l’implementazione della strumentazione e dei sistemi informatici, il Governo ha scelto la scorciatoia della sospensione dal lavoro e dal salario del personale non vaccinato delle Università.
Addirittura, potrebbe essere sospeso chi non lavora fisicamente nelle sedi universitarie, potendo svolgere il lavoro a distanza, solo perché ha deciso di non vaccinarsi.
Le disposizioni prese non hanno una ragione sanitaria, poiché i lavoratori strutturati sono solo una parte di coloro che frequentano gli atenei. Ad esempio, sono esclusi dall'obbligo vaccinale i lavoratori atipici (Borsisti, Assegnisti, CO.CO.CO etc) e gli addetti alle attività esternalizzate che lavorano nelle università, per cui si fa davvero fatica a cogliere il senso di queste misure estreme.
Senza entrare nel merito delle scelte personali, non possiamo però non evidenziare l’assurda campagna punitiva messa in atto nei loro confronti. Una gestione della pandemia che distoglie l’attenzione dalle scelte del Governo compiute esclusivamente a tutela del produttivismo, senza aver fatto negli ultimi due anni alcun intervento strutturale sul fronte delle politiche sanitarie.
Così come USB ha sempre sostenuto, ribadiamo che nei posti di lavoro l'epidemia non si combatte solo con le vaccinazioni, ma è indispensabile adottare altrettante misure di prevenzione come:
- la massiva messa a disposizione di protezioni individuali;
- una adeguata gestione degli spazi operativi per garantire distanziamenti, pulizia e aerazioni dei
locali;
- l’utilizzo del lavoro a distanza.
Mettere in discussione il diritto al lavoro e al salario non è la strategia che serve al Paese.
Qualche voce autorevole sta iniziando a esprimere dubbi sul senso e l’efficacia di mantenere queste misure punitive, come quella del prof. Guido Saracco, rettore del Politecnico di Torino (in allegato l’intervista).
Auspichiamo che il dibattito si allarghi e che in tutti gli Atenei prevalga il buon senso, che vengano applicati con flessibilità tutti gli strumenti a disposizione per fermare il diffondersi dell'epidemia e per non privare del lavoro e quindi dal reddito colleghi, ledendo loro fondamentali diritti costituzionali.
Roma, 2 febbraio 2022 USB P.I. – Università
Riceviamo e pubblicchiamo un contributo al dibattito: "E' tutta un'altra storia" tratto da http://tuttaunaltrastoria.info/