Il governo di centro destra di Rajoy ha varato in questi giorni una stangata da 40 miliardi di euro tra tagli alla spesa e aumenti fiscali da inserire nella finanziaria per il 2013 e un maxi Piano nazionale di riforme. Il pacchetto di misure recepisce le “raccomandazioni” di fatto imposte dalla Unione Europea, in cambio del salvataggio «soft» dell’economia, con l’apertura di una linea di credito cautelativa: limitazioni delle pensioni anticipate, viene istituita un’authority indipendente per la stabilità fiscale e per la verifica del compimento degli obiettivi del deficit delle amministrazioni pubbliche.Viene annunciata una nuova revisione del sistema pensionistico, con un ulteriore adeguamento dell’età pensionabile, che sarà varata entro fine anno.
In cosa consiste la manovra? Si avranno più sacrifici per tutti; viene confermato il nuovo congelamento degli stipendi dei dipendenti pubblici nel 2013, già bloccati da 2 anni e si avrà il taglio delle tredicesime, che saranno in ogni caso recuperate nel corso del 2013, vi sarà la riduzione delle ferie e dei permessi sindacali.
I tagli comportano una riduzione fino al 20% delle spese dei ministeri; vengono soppresse le detrazioni all’acquisto della casa; viene inserita una nuova imposta del 20% sulle vincite alla lotteria superiori ai 2.500 euro, e tagli alla cultura per il 30% delle risorse ad essa destinate.
Viene annunciata una nuova revisione del sistema pensionistico, con un ulteriore adeguamento dell’età pensionabile, che sarà varata entro fine anno.
Va ricordato che l’Iva, l’ Irpef, l’imposta sulle società, i capital gain o la casa, erano già state aumentate in dicembre e luglio nelle due pesanti manovre da 27 e 65 miliardi di euro.
Intanto nel paese cresce la protesta: l’indignazione in piazza a Madrid è giunta ad assediare il parlamento, nella grande manifestazione del 26 Settembre, mentre i sindacati nella manifestazione di pochi giorni prima chiedevano un referendum sulla politica d’austerità. E la Catalogna minaccia di prendere la via della secessione. Nei giorni scorsi il consiglio regionale della Catalogna ha convocato un referendum sulla propria sovranità, che si svolgerà dopo le elezioni regionali anticipate al 25 novembre. Fra un mese si svolgeranno alcune elezioni regionali che potrebbero sancire la fine prematura del neonato governo. La crisi intanto continua a strozzare le regioni: l’ultima a dichiarare bancarotta è Castilla-La Mancha. Intanto l’inflazione strozza le famiglie: a causa dell’aumento dell’Iva (aumentata dal18% al 21%l, e dall’ 8% al 10%), l’inflazione su base annua è giunta in settembre al 3,5%, otto decimi in più che in agosto. Il livello più alto degli ultimi mesi.
Lo stress test dalla società Oliver Wyman, che ha valutato uno scenario di caduta del PIL del 6,5% tra gli anni 2012 e 2014, ha rivelato una necessità globale di liquidità delle banche iberiche di circa 60 miliardi di euro. Le banche finora nazionalizzate richiederanno capitalizzazioni per circa 45 miliardi di euro, a cominciare dal deficit di capitale in Bfa/Bankia da 26 miliardi, la nazionalizzata Catalunyabank, 10miliardi 825 milioni, NCG Banco 7 miliardi, Popular 3 miliardi e BMN due miliardi.
Tra il 2012 e il 2014 la Spagna avra' bisogno di chiedere ai mercati oltre 150 miliardi di euro per finanziare il suo bilancio: 61 quest'anno, 39 nel 2013 e 50 nel 2014.
Con questa finanziaria lacrime e sangue si rinuncia per un altro anno a riattivare l’economia e a creare lavoro. Si distrugge il sistema pubblico di protezione sociale e la crisi la fanno pagare ai lavoratori pubblici congelando il loro salario, e alle famiglie, con l’aumento dell’Iva e delle tariffe.
Si impongono politiche che provocano povertà, aumento della diseguaglianza, dolore. Lo stesso scenario che abbiamo in Italia. Crediamo che le élites politiche europee stanno lavorando ad un progetto politico che prescinde dalla partecipazione dei cittadini e li pongono al margine delle istituzioni.
Un altro mondo è possibile, non scordiamolo.