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Notizie Nazionali

SPENDING REVIEW e tavoli tecnici

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NON C'E' ALTERNATIVA: RIMBOCCARSI LE MANICHE E CONTINUARE A COSTRUIRE IL SINDACATO CHE SERVE AI LAVORATORI

Il governo Monti ha colpito ancora: dopo le manovre di fine anno, dopo le pensioni a 70 anni, dopo i provvedimenti sul lavoro con l'aumento della precarietà, la libertà di licenziare e la drastica riduzione degli ammortizzatori sociali, ora con la spending review (D.L. n. 95 del 6 luglio 2012) licenzia i dipendenti pubblici, riduce lo stato sociale e privatizza. Come se non bastasse, con il rinnovato pretesto di evitare l’aumento dell’IVA ha anche annunciato la necessità di individuare ulteriori 6 miliardi di euro da tagliare per il 2013.



Non ci sono più alibi, non ci sono più scusanti per giustificare il comportamento dell’esecutivo. Non ci sono più ipocrite dichiarazioni che tengano al cospetto di uno sfacelo complessivo come quello attuale che sta trasformando strutturalmente il tessuto sociale, economico e democratico del nostro paese.



A dispetto degli eventi c’è anche chi, come le OO.SS. Confederali, continuano a giocherellare sui guai altrui (i nostri) denunciando il mancato coinvolgimento delle parti sociali nelle decisioni governative indicando la mancanza di concertazione come la causa di tutti i mali. La sola idea di non poter concertare e/o cogestire le scelte governative è stata sufficiente a scatenare (è cronaca delle ultime settimane) un caos mediatico di proporzioni inaudite. E’ la fine di un sindacalismo virtuoso a favore di un modello di sindacato complice dei provvedimenti dell’esecutivo che in questo caso si chiamano tagli alla spesa pubblica e messa in esubero-mobilità-licenziamento dei dipendenti pubblici.

La sottoscrizione del protocollo sul lavoro pubblico del 3 maggio 2012 (non ancora convertito in legge) da parte di CGIL, CISL, UIL e UGL ne è la testimonianza diretta dove, ad esempio, si chiede esplicitamente: “un coinvolgimento delle organizzazioni sindacali nei processi di razionalizzazione delle pubbliche amministrazioni (ad esempio spending review) secondo modalità coerenti con le autonomie previste dall’ordinamento…”. Il medesimo protocollo accoglie anche la licenziabilità (anche illegittima) dei dipendenti pubblici. L’accordo prevede infatti di “… rafforzare i doveri di stabilità in caso di licenziamento illegittimo”. Garanzie di stabilità non necessariamente equivalgono a reintegro, o no?.



Anche al MAE la spending review ha preso la forma della concertazione attraverso l’istituzione di tre tavoli (rete estera – organici – fua) per la definizione dei tagli al bilancio (e relativi provvedimenti) prossimi a venire. Da parte nostra ci siamo fin da subito opposti ad ogni forma di coinvolgimento in decisioni che non coincidono con gli interessi del personale e non rientrano nelle competenza di una O.S.. Ad ognuno il proprio ruolo. L’Amministrazione amministra e il sindacato vigila.


Non crediamo neppure che la posizione “cautamente attendista” dell’Amministrazione possa giungere ad un qualche risultato positivo. Naturalmente, come tutti, lo speriamo. Durante la riunione con le OO.SS. del 17 luglio è stato infatti comunicato che, sulla base delle prerogative “speciali” previste per il MAE dal DPR 18/67, verrà evocata in sede parlamentare una deroga ai provvedimenti strutturali previsti dal D.L. n. 95 del 6 luglio 2012 spending review (riduzione delle dotazioni organiche pari al 20% per il personale dirigenziale e al 10% per il personale non dirigenziale).

Crediamo invece che tali provvedimenti rientrino in un disegno di riordino strutturale complessivo della Pubblica Amministrazione che, in quanto tale, potrà essere avversato soltanto attraverso un disegno alternativo, innovativo e non convenzionale, in grado di trasformare in modo virtuoso le esigenze di ristrutturazione della Pubblica Amministrazione.


A questo punto non c'è alternativa ad un ampio dissenso organizzato che, dal punto di vista sindacale, non può che anticipare la ricostruzione di un sindacato indipendente e di base, capace di creare le condizioni per liberarci dalla morsa culturale, sociale, politica e di consenso clientelare costruita in decenni di sindacato concertativo e collaborativo.


Rimboccarsi le maniche e continuare a costruire il sindacato che serve ai lavoratori.

 

USB ha iniziato due anni fa e continuerà ad operare nel senso dell'unità, della chiarezza, del conflitto e dell'indipendenza dalle forze politiche e dai governi.