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Summit alternativo Francia-Africa, Bamako 2017


Atelier: “Sicurezza sociale, impatto degli Accordi bilaterali e ruolo delle forze sindacali e sociali”

Care compagne e cari compagni,
in questi giorni, il 13 e 14 gennaio 2017, l'Africa accoglie a Bamako il ventisettesimo Summit Francia-Africa. Vale a dire che un continente intero, l'Africa, con una popolazione di 1,2 miliardi, è messo allo stesso livello di un paese, la Francia, che ha solamente una popolazione di 66,6 milioni. Voglio sottolineare che ciò avviene dopo la Conferenza di Berlino (dal 15 novembre 1884 al 26 febbraio 1885, ossia più di 130 anni fa), in cui la divisione del continente africano e dei suoi popoli tra tredici paesi europei (Germania, Francia, Portogallo, Italia, Spagna, Danimarca, Belgio, Olanda, Austria, Turchia, già ottomana, Russia, Gran Bretagna e Stati Uniti) si fece come se si dividesse una torta, senza che gli africani potessero dire una sola parola.    
 
Questo ventisettesimo Summit Francia-Africa, come denuncia con altrettanta lucidità l’appello lanciato dalla CISPM (Coalizione Internazionale Sans Papiers, Migranti, Rifugiati e Richiedenti Asilo) «è al tempo stesso rivoltante e ridicolo». Bisogna sottolineare che, dal primo Summit nel 1973, sotto la presidenza di Georges Pompidou, questi incontri al vertice trattano, con una denominazione o un'altra, sempre gli stessi tre argomenti: dialogo, sicurezza, sviluppo.  
 
A Bamako, nel 2017, si parlerà di: partnership, pace, emergenza!   

Così la CISPM ha deciso di convocare un Summit Alternativo Francia-Africa, con lo scopo di contribuire alla ricostruzione di una presa di coscienza e di un interesse collettivo da parte dei popoli africani, in questo contesto di globalizzazione dei profitti, prima di offrire sostegno agli intenti esterni.

Vediamo un po’ alcune cifre, senza cedere tuttavia ad un discorso utilitarista, ma semplicemente per apportare alcuni elementi di riflessione. Secondo l'ultimo rapporto sulla fame nel mondo della FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura), pubblicato nel maggio 2015, ci sono 795 milioni di persone che soffrono di sottoalimentazione cronica nel mondo, di cui 780 milioni nei paesi non industrializzati e poveri. L'Africa, da sola, conta con 220 milioni di persone sottoalimentate. Queste cifre ci dicono che il tasso di crescita relativamente alto, stimato dal FMI (Fondo Monetario Internazionale) per il continente africano, non è a vantaggio dei popoli africani!

Senza contare che dal 1945, la moneta di scambio dei paesi dell'Africa occidentale e dell'Africa centrale continua ad essere il Franco CFA (franco delle colonie francesi africane). Oggi, il franco CFA, con il suo collegamento all'euro, è determinato molto di più dagli avvenimenti in seno alla zona euro (1 euro = 655,957 F CFA) che dalla congiuntura in seno alla zona del franco, come sottolineato dall'economista Kako Nubukpo. Così la vita monetaria ed economica alle Comores ed in quattordici Stati in Africa (Benin, Burkina Faso, Camerun, Costa d'Avorio, Gabon, Guinea-Bissau, Guinea equatoriale, Mali, Niger, Repubblica Centrafricana, Repubblica del Congo, Senegal, Ciad, Togo) resta legata, dopo più di settant'anni di “indipendenza”, a una politica monetaria imposta dalla Francia.  
Per queste ragioni, la CISMP chiede di esprimere un Sì deciso, senza alcuna esitazione, all'abolizione del debito dei paesi più poveri e all’abbandono del franco CFA, strumento neocoloniale. A ciò si aggiunge il saccheggio delle risorse africane e la loro schiavitù finanziaria, che sono negazioni della sovranità economica.

Le conseguenze dell'insieme di fattori sociali, economici, ambientali e del riscaldamento climatico, insieme con le guerre e la corruzione, sono le principali cause strutturali della fuga di numerosi africani, di tutte le età, dall'inferno che è diventata la vita in Africa:

    Con generazioni di giovani che finiscono nel Mar Mediterraneo ed alle frontiere dell'Europa, militarizzate con muri e filo spinato (più di 23800 sono i morti in questi ultimi dieci anni),
    Mentre i superstiti sono oggetto di ogni tipo di sfruttamento, come manodopera schiava, a buon mercato, di cui si può disporre a piacimento, in ogni momento e in tutti i settori dell'economia.
    E in più i deliri più reazionari e razzisti oramai di moda in Europa contro i migranti, accusati di essere i responsabili di una crisi economica di cui sono invece le principali vittime, come la maggior parte delle popolazioni in Europa.

L'Unione Europea e l'Unione Africana, firmando l'accordo (Dichiarazione politica e Piano di azione) del 12 novembre 2015 alla Valletta a Malta, hanno promosso un'operazione di mercificazione dei migranti. Le recenti manifestazioni popolari contro le deportazioni, in Africa ed in Europa, sono la strategia da seguire, per una società basata sulla giustizia sociale e la libertà di circolazione e di residenza delle persone. Durante secoli l'Africa è stata e continua ad essere la mucca da latte per ogni tipo di sfruttamento, con la complicità di certi dirigenti africani. E come diceva Kwame Nkrumah “Nel nostro continente, non c’è voluto molto tempo per scoprire che la lotta contro il colonialismo non ha avuto fine quando si è ottenuta l'indipendenza nazionale. Questa indipendenza è solamente il preludio di una lotta nuova e più complessa per la conquista del diritto di gestire le nostre questioni economiche e sociali, fuori dalle pressioni schiaccianti ed umilianti della dominazione e dell'intervento neocolonialista”.

Abbiamo il dovere di mettere in campo tutte le nostre risorse, senza esitazioni, come diceva Cheick Anta Diop, perché “L'alienazione culturale finisce per essere parte integrante della nostra anima, della nostra sostanza e quando si pensa di essersene sbarazzati, non lo si è fatto ancora completamente”.

Viva la solidarietà internazionale per una Africa in un mondo di giustizia sociale!

Bamako, 11 gennaio

Aboubakar Soumahoro
*Portavoce della CISPM (Coalizione Internazionale Sans Papiers, Migranti, Rifugiati e Richiedenti Asilo)