USB lo sta dicendo e scrivendo da mesi. Questo Governo ha nel suo programma l’asservimento della ricerca pubblica alle esigenze dell’impresa. Quanto predisposto nella legge di stabilità dal Ministro Profumo rientra a pieno titolo in questo progetto, il sistema degli enti pubblici di ricerca viene fortemente ridimensionato attraverso l’accorpamento di dodici enti in un unico super CNR.
Quindi un super CNR al servizio dell’impresa e pochissimi altri enti più piccoli il cui destino a questo punto è davvero difficile da prevedere.
Un vero e proprio golpe che priva il Paese di un patrimonio al servizio della cittadinanza rappresentato dal sistema degli enti pubblici di ricerca. Un sistema articolato che coniugava sviluppo del sapere e applicazione dello stesso nelle dinamiche concrete della vita di tutti i giorni in ambiti importantissimi per la vita delle persone come l’ambiente, l’energia o il lavoro.
Un attacco pesantissimo alle condizioni dei lavoratori che in questi enti operano a partire ovviamente dai precari (circa 9000 precari in tutti gli enti coinvolti!). La storia, anche recente, ci dimostra come i lavoratori precari nelle situazioni di accorpamento siano fortemente esposti al rischio di licenziamento. Oltretutto il provvedimento prevede di disegnare una dotazione organica che ricalchi fedelmente gli organici a tempo indeterminato degli enti accorpati. Altro che taglio del 10%, qui si rade al suolo la dotazione organica complessiva degli enti pubblici di ricerca (circa 1900 posti attualmente di vacanza organica azzerrati, ossia niente assunzioni e niente carriera per anni). la possibilità concreta anche di perdita di salario (come già successo all’IAS!), visto che i lavoratori di dipendenti trasferiti manterranno il trattamento economico fondamentale e accessorio corrisposto al momento dell'inquadramento che però, nel caso in cui si dovesse rivelare più elevato rispetto a quello previsto per il personale del Centro, verrà corrisposto per la differenza un assegno ad personam che sarà riassorbito da eventuali successivi miglioramenti economici a qualsiasi titolo conseguiti.
Lo smantellamento del sistema degli enti pubblici di ricerca è assolutamente funzionale alla trasformazione del modello sociale che questo Governo e la maggioranza politica che lo sostiene stanno realizzando in Italia in ossequio ai desiderata dei poteri forti economici internazionali e al padronato nazionale. I sindacati collaborazionisti che stanno tentando a vario titolo di riconquistare uno spazio di concertazione dentro agli steccati che questo Governo ha posto in modo chiaro ed inequivocabile di fatto ne condividono il progetto.
Oggi in questo Paese, come in tutta europa, è in corso una violenta offensiva di classe da parte dell’elite economico finanziaria che sta travolgendo i lavoratori, precari e non. Quest’attacco sta ormai coinvolgendo anche il nostro settore, al pari di tutto il pubblico impiego. Le iniziative legislative attraverso le quali questo attacco si manifesta non sono emendabili. Per difendere il sistema della ricerca pubblica italiana, la sua autonomia e la sua funzione, i diritti dei lavoratori e i loro salari, è indispensabile rigettare in toto il modello sociale che ci vogliono imporre.
USB ha per prima cosa avviato le procedure di conciliazione che preludono allo sciopero del settore. Ma USB ricerca a tutto questo ha già risposto non firmando l’intesa del 3 maggio. Con quell’intesa la FLC CGIL, la FIR CISL e la UIL RUA hanno aderito al modello di distruzione della ricerca pubblica attraverso la spending review*. Ma è chiaro che quanto sta accadendo in questi giorni nel mondo della ricerca ci rafforza nella convinzione che il primo obbiettivo chiaro è mandare a casa il Governo con tutti i professori e per questo rilanciamo l’appello alla massima partecipazione dei lavoratori della ricerca al NO MONTI DAY che si terrà a Roma il 27 ottobre 2012 con una manifestazione nazionale.
Tratto dall’intesa del 3 maggio:
Gli interventi preannunciati in tema di spending review debbono rappresentare un’occasione per superare l’approccio finanziario e ragionieristico della spesa pubblica ed avviare un processo di modernizzazione dell’amministrazione pubblica attraverso un’attività di profonda razionalizzazione.