Il tentativo di smantellare il diritto alla pensione pubblica è in corso ormai da decenni. Quello che sorprende è la capacità di Governo e Cgil-Cisl-Uil di mettere in campo le più fantasiose iniziative per scippare i lavoratori di questo diritto ormai quasi inarrivabile.
Nel 1999 un accordo sindacale di Cgil-Cisl-Uil impose ai lavoratori pubblici assunti dal 2001 il regime TFR, meno vantaggioso del TFS. Il tentativo era di costringere i lavoratori a rivolgersi alla previdenza integrativa, privata e finanziarizzata, sulla quale Cgil-Cisl-Uil avevano e hanno interessi concreti appagati anche con la partecipazione alla gestione dei fondi stessi. Interessi che ovviamente non coincidono affatto con quelli dei lavoratori.
Oggi il governo Renzi, che prima ha dissanguato i lavoratori dipendenti tagliando selvaggiamente redditi e capacità di spesa, prospetta (al momento solo per il settore privato…) un’altra “soluzione” per rilanciare i consumi: la possibilità di avere temporaneamente il TFR in busta paga. Se gli effetti pratici di questa mossa sono molto dubbi, una certezza sicuramente c’è: il futuro previdenziale dei lavoratori resta nerissimo. Ma il governo è andato oltre, tassando anche il TFR accantonato e perfino quei fondi integrativi che nelle intenzioni di Cgil-Cisl-Uil dovevano essere il bottino della loro guerra al diritto a una pensione dignitosa. Una guerra contro i lavoratori e per i loro interessi!
E infatti, mentre non hanno fatto nulla dinanzi alle peggiori misure prese contro i lavoratori in questi anni, dalle riforme pensionistiche ai blocchi contrattuali, ora di fronte alla prospettiva di vedere affossata la previdenza integrativa Cgil-Cisl-Uil protestano.
USB difende da sempre il diritto alla previdenza pubblica e ha tenacemente contrastato le riforme pensionistiche e i vari tentativi di accaparrarsi il TFR dei lavoratori perfino con il silenzio-assenso. Ha condannato la nascita dei fondi integrativi nel settore pubblico (Espero, Sirio, Perseo...) denunciando il ruolo di speculatori di Cgil-Cisl-Uil e la loro presenza negli organi di gestione.
USB ha anche sostenuto e sostiene i ricorsi per porre fine a un'ingiustizia nell'ingiustizia che colpisce i lavoratori assunti dopo il 2001 che oltre a scontare un peggiore regime previdenziale (lo dice perfino la Corte Costituzionale) subisce un prelievo illegittimo sulla retribuzione, non accantonato, pari al 2,5%. Tutto ciò a causa di quell’accordo di Cgil-Cisl-Uil sottoscritto nel 1999. Oggi la Corte Costituzionale (sentenza n. 244/2014) rafforza le ragioni di chi pretende la restituzione di quel 2,5%.
Continuiamo perciò a promuovere e sostenere quei ricorsi senza perdere di vista la vera battaglia per il diritto a una pensione giusta e pubblica, mentre Cgil-Cisl-Uil si candidano, per i loro interessi, a gestire la previdenza privata e finanziarizzata. Ed è per questa ragione che alimentano confusione, arrivando perfino a proporre iniziative legali contro i loro stessi accordi, sperando che prima o poi i lavoratori cadano nella loro trappola, dalla quale solo il rilancio e il rafforzamento della previdenza pubblica li può salvare.
Ciò che chiede con forza e da sempre USB.