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Telecomunicazioni Gruppo Tim

TIM: dopo il rinnovo delle RSU LE NUOVE SFIDE DEL SINDACATO DI CLASSE

Nazionale,

Terminata (forse) la buriana elettorale per il rinnovo delle Rappresentanze Sindacali Unitarie, lo scenario che si presenta in TIM ai rappresentanti sindacali nuovi e confermati è certamente complesso.

Accantonato il folle progetto di scorporo della “rete”, si pensa a fusioni, scambi di pacchetti azionari, mix finanziari tra aziende di contenuti e di TLC. La digitalizzazione porterà inevitabilmente a eccessi di forza lavoro a causa dell’automazione dei processi.

I lavoratori TIM sono usciti a maggio da ben tre cicli di solidarietà partita, lo ricordiamo, dalla dichiarazione di migliaia di finti esuberi che sono serviti a ricattare i lavoratori per far digerire loro accordi molto pesanti.

L’attacco padronale di ASSTEL, con la complicità di CGIL-CISL-UIL, passa attraverso tre capolavori: l’accordo di programma del novembre 2017, l’accordo quadro al Ministero del Lavoro del giugno 2018 e l’accordo su ferie e permessi del gennaio 2019. Essi sanciscono definitivamente la morte del Contratto Nazionale come strumento di avanzamento collettivo di diritti e salario, la deroga in peggio di condizioni normative e di salario nei contratti aziendali e lo spezzettamento di questi ultimi in accordi separati (ferie e permessi, pdr, orari, ecc) facilmente modificabili separatamente.

Le sfide per il sindacato di conflitto passano per il contrasto a:

·         L’aumento della quota variabile del salario e dell’orario di lavoro, in nome della produttività per mantenere costante il profitto in condizioni di oscillazione della domanda e quindi dei ricavi; le vicende degli ultimi accordi sul PdR, i finti aumenti contrattuali “assorbibili” sono là a dimostrarlo;

·         L’introduzione del pagamento in natura, con buoni spesa e welfare aziendale che sostituiscono aumenti reali. Un “welfare aziendale” gestito da privati che tutela solo chi fortunatamente è incluso nel mercato del lavoro, in concorrenza e a discapito del “Welfare Pubblico” e di chi il lavoro non c’è l’ha;

·         L’introduzione nel contratto del jobs act, perché la digitalizzazione permetterà il controllo pervasivo sul singolo lavoratore/postazione di lavoro, al fine di aumentare i ritmi di lavoro, ridurre i tempi morti e a controllare la prestazione lavorativa.

·         L’avallo definitivo degli enti bilaterali Nazionali e Territoriali ad esclusivo appannaggio di CGILCISLUIL, dietro il cui costo si nasconde il mantenimento dell’apparato sindacale complice a spese dei lavoratori.

·         L’applicazione in peggio del Testo Unico sulla rappresentanza sindacale, con il dichiarato scopo di reprimere ogni dissenso che disturbi il management delle aziende di TLC e di penalizzare il diritto di sciopero.

Le alternative ci sono. USB sta promuovendo in tutte le categorie di lavoro il salario minimo, che garantisce una concorrenza basata su minimi salariali inderogabili per assicurare minima dignità nel lavoro ed evita gare al ribasso utilizzando il dumping salariale, la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, strumento ormai maturo e tutt’altro che utopistico per gestire l’avvento della digitalizzazione (dell'Industria 4.0)

USB, farà di tutto per ricercare, come avvenuto nelle lotte del 2016, l’unità sui contenuti con le altre forze sindacali conflittuali. L’UNITA’, se basata su obiettivi chiari e sulla volontà di perseguirli, PORTA ALLA VITTORIA DEI LAVORATORI.

USB ci sarà