In una campagna elettorale che parla di tutto meno che dei problemi dei lavoratori, dei disoccupati e dei pensionati italiani, cioè del 90% della popolazione di questo paese, ieri il Grande Tecnico Mario Monti ha portato un attacco a Grillo invitandolo, per una volta, ad andare in una piazza greca anziché nelle piazze italiane per vedere come la protesta possa trasformarsi nel rafforzamento delle organizzazioni filonaziste.
Noi siamo certi che la disperazione in quel paese abbia raggiunto un livello insostenibile, ma siamo anche convinti che le responsabilità di quella situazione, simile ad altre nel continente europeo, sia frutto proprio delle politiche che le banche, l'industria, la finanza europea ed internazionale hanno imposto attraverso la BCE, l'Unione Europea e quei soggetti politici, come Mario Monti, che cercano di uscire dalla crisi semplicemente rovesciandone i costi sui più deboli, togliendo presente e futuro ai giovani, alle donne, ai settori più svantaggiati della società.
Forse Monti, come anche Grillo e tutta la politica italiana sono a conoscenza che in queste ore ad Atene sta montando una forte polemica in previsione di un ulteriore irrigidimento legislativo che andrebbe verso l'abolizione di fatto del diritto di sciopero, la contrazione dei diritti sindacali dei lavoratori e addirittura la reintroduzione per legge della “serrata” da parte degli imprenditori in caso di sciopero prolungato, insomma le leggi vigenti durante la famigerata dittatura dei colonnelli.
E Monti sa anche bene che il sindacato greco sta organizzando un nuovo sciopero generale per il prossimo 20 febbraio, mentre i “nostri” Cgil, Cisl e Uil si dividono sulle “geometrie variabili”, sulle alleanze che daranno vita al governo che uscirà dalle urne a fine febbraio e su quale sigla siederà al tavolo verde, più vicina al nuovo Premier.
Mentre i sindacati greci lottano per i diritti e per il lavoro i “nostri” Cgil, Cisl e Uil litigano o fanno finta di farlo ma si apprestano tutti insieme a riscrivere una nuova pagina della “collaborazione” con Confindustria e Governo, in tema di rappresentanza e diritti sindacali, con l’intenzione di costruire regole sempre più rigide che escludano il conflitto e cerchino di emarginare quei lavoratori e quei sindacati che ancora lo praticano.
Come in Grecia è ormai evidente il clima di oppressione sociale che prelude ad uno stato autoritario e di polizia, anche in Italia i segnali di forte repressione si fanno sempre più frequenti. Dalla fine degli anni '70 e fino a pochi anni fa era impensabile assistere a cariche e interventi violenti della polizia contro operai e lavoratori e cittadini, come invece accade oggi con un incremento di intensità inquietante.
Ritornando a questa strana e sconcertante campagna elettorale italiana, sarebbe bene che le forze politiche, invece di enunciare impegni mirabolanti, di raccontare barzellette, di polemizzare su Sanremo o altre mondanità simili, affrontassero i reali problemi della gente, di come arrivare alla fine del mese, del lavoro che si perde e di quello che non si trova, di come riuscire a trovare risorse per le loro fantasmagoriche promesse, vista l’adesione al Fiscal Compact che tutti i partiti al governo con Monti hanno votato in parlamento e che sottrarrà alle spese sociali 50 miliardi all'anno sino al 2034.
Noi siamo convinti che per non finire come la Grecia sia necessario opporsi in tempo e dire NO a Monti (ieri, oggi e domani) ed a tutti coloro che condividono direttamente o assumono la sua agenda come linea guida per il governo del paese.
USB Unione Sindacale di Base