Licenziati in tronco, in tre; due contratti a tempo indeterminato, uno che si sarebbe concluso nel 2015. Se per l’amministrazione della cooperativa ”Città Aperta” ci sarebbe stato un giustificato motivo, così come previsto dalla legge, i dipendenti tuttavia non se lo spiegano proprio. O forse sì.
A fare da portavoce al sitin di protesta davanti alla sede di Città Aperta, nella giornata di ieri, è stato Luca Neri, uno dei tre dipendenti licenziati, che spiega come lui e gli altri avessero aderito al sindacato Usb, circostanza che, a loro avviso, sarebbe stata alla base della scelta delle teste da tagliare. Il tutto a fronte di politiche di contenimento della spesa da parte dell’amministratore Kristiano Bonatesta.
Otto le unità di personale che prima del 26 giugno scorso svolgevano il ruolo di autisti a noleggio, servizio utilizzato tra l’altro anche da chi necessita della dialisi: ora sono state ridotte a cinque.
Per alcuni la storia non dirà nulla di nuovo , ma a sostegno dei tre si sono schierati alcuni rappresentanti del mondo sindacale, pronti a catturare l’attenzione mediatica su una circostanza che non avrebbe pari nel contesto viterbese.
“Esistono tante forme di sostegno al reddito, oltre che di contratto. Era proprio necessario licenziare in tronco?”: così Lino Rocchi, segretario provinciale di Usb, che non ci vede chiaro sulla vicenda e prospetta lo scenario di una riorganizzazione futura del servizio offerto dalla cooperativa che potrebbe essere affidato ad altre strutture.
“I nostri rappresentanti sono stati licenziati a Viterbo e a Civitacastellana, non è un caso e si tratta di molteplici organizzazioni” – spiega Luca Paolocci di Usb Viterbo –. “Non ci facciamo comunque intimorire: ci rivolgeremo al prefetto e se necessario valuteremo se intraprendere un’azione legale”.
Alla conferenza stampa, improvvisata fuori la sede della cooperativa, hanno offerto il loro sostegno alla causa dei tre dipendenti licenziati anche Marco Prestinizi, dei Cobas, e Luigi Telli, di Rifondazione. Tutti compatti contro le decisioni arbitrarie della dirigenza