Se la guerra in Ucraina ha determinato una serie di speculazioni di mercato che ha colpito le popolazioni europee e mondiali col caro bollette, la crisi palestinese invece determina una crisi reale dei mercati e dei traffici principalmente portuali.
La ribellione del popolo palestinese a decenni di soprusi, sopraffazione, occupazione delle loro terre, con un genocidio latente che oggi invece si palesa alla luce del sole e quasi con il plauso della comunità internazionale, ha anche una componente politica che si oppone ad un sistema che antepone il profitto alle persone, ai popoli e ai loro diritti.
Il conflitto palestinese oggi determina che le compagnie di navigazione preferiscano la circumnavigazione dell’Africa che rischiare di passare per il canale di Suez ed essere coinvolti in sequestri o attacchi missilistici. La compromissione del traffico internazionale di merci per mare, in particolare del Mediterraneo, ma anche del continente europeo è ormai evidente.
La crisi dei porti italiani non si risolve con IMA (cassa integrazione dei porti) o con aiuti eccezionali alla portualità, spesso erogata ai soli padroni, ma con un cambio di rotta della politica del nostro governo e di tutti i governi che hanno a cuore la Giustizia e la Pace.
La crisi dei traffici nei porti del Mediterraneo passa per la Giustizia e la Pace: porre fine al regime di apartheid imposto da Israele a danno del popolo palestinese, porre fine alla guerra in Palestina, trovare una soluzione che permetta al popolo palestinese di vivere in dignità e con sovranità sulla propria terra, porre fine al traffico di armi nei nostri porti, trasformare i nostri porti in porti di Pace e non di guerra.
Se volete la Pace, preparatevi alla Pace!
Per l’Esecutivo Confederale USB Federazione di Trieste
Massimiliano Generutti
Trieste, 20 Dicembre 2023