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UFFICI GIUDIZIARI di FIRENZE: Chi è che non vuol far funzionare la giustizia.

Firenze,

In allegato il comunicato.

Da più parti si afferma che la lentezza della giustizia costi al paese un 1% di PIL ogni anno. Se così è, occorre porre come obiettivo prioritario la ripartenza della macchina della Giustizia. Per raggiungere questo risultato, bisogna combattere gli sprechi, la corruzione e la burocrazia.

 

E’ necessario guardare ai lavoratori giudiziari come ad una risorsa su cui investire e non come un costo da tagliare; investire in strutture, strumenti e tecnologia; impedire lo smantellamento e la privatizzazione del “Servizio pubblico Giustizia”, semplificare le norme e le procedure.

 

Queste belle parole le sentiamo pronunciare molto spesso dai nostri politici e dagli operatori del Diritto ma poi, nei fatti, ci troviamo a scontrare con una realtà totalmente diversa.

 

Un esempio eclatante:

 

Firenze - 18 dicembre 2012 – La delegazione trattante di parte pubblica della Corte d’Appello, dell’UNEP, del Tribunale di Sorveglianza, del Tribunale dei Minori e del CISIA Interdistrettuale, sottoscrive con le Organizzazioni Sindacali un accordo di definire un tetto di 48 ore annuali da poter accumulare come maggiori prestazioni lavorative, che potranno essere usufruite a titolo di riposo compensativo entro il primo quadrimestre dell’anno successivo a quello di riferimento.

 

In altre parole, i lavoratori, vivendo in prima persona le gravi esigenze delle strutture in cui operano, con grande spirito di sacrificio, si rendono disponibili a lavorare di più di quanto previsto dal contratto e non solo: sono disposti a farlo a costo zero per l’amministrazione, recuperando successivamente le ore eccedenti, nelle giornate meno impegnative (es.: assenza di udienze per gli Amministrativi, minore attività da effettuare sui Sistemi per quanto riguarda gli Informatici).

 

Invece, già a metà febbraio 2013, il Dirigente del C.I.S.I.A. unilateralmente decide di disdettare l’accordo e comincia a mettere in discussione la legittimità dell’accordo stesso, tirando in ballo la normativa sul lavoro straordinario, cancellando definitivamente, con una nota ufficiale, la possibilità di usufruire l’istituto dell’esubero non retribuito, così come finora in uso presso tutti gli Uffici giudiziari! Accade quindi che, quando scatta la fine dell’orario, lo specialista informatico deve abbandonare tutte le sue attività, anche urgenti o impreviste e lasciare immediatamente il Servizio, a meno di formale comunicazione all’Ufficio e relativa autorizzazione di ritorno da parte del Dirigente con evidente prolungamento dei tempi necessari alla risoluzione dell’attività in corso.

 

Chi è addetto ai lavori sa bene che ogni intervento informatico o di semplice supporto agli utenti abbia bisogno di verifiche successive, per avere la certezza che il lavoro sia giunto a buon fine, pena il blocco del Sistema stesso o della postazione interessata.

 

Ma allora a che gioco si gioca? Chi è che vuole la lentezza e l’inefficienza della Giustizia? Chi vuole combattere gli sprechi?

 

Le scriventi Organizzazioni sindacali auspicano un rapido e costruttivo ripensamento sulla posizione assunta, soprattutto nell’interesse della Giustizia.