Non era affatto scontato che la manifestazione per le nazionalizzazioni, promossa da un appello a più voci, portasse in piazza a Roma ben oltre 10.000 lavoratori, giovani, militanti sindacali e sociali. Eppure è successo, segno di maturità del movimento che, in mezzo al fragore della battaglia mediatica intorno alle manine, all’onestà, ai rating e alle lettere sempre minacciose dell’Unione Europea, è stato capace di individuare un terreno reale e concreto intorno al quale rilanciare in avanti la battaglia politica.
Le donne e gli uomini di Genova, i lavoratori dell’ILVA, dell’ALITALIA, delle Telecomunicazioni, della Sanità, del Trasporto pubblico locale, della pubblica amministrazione, degli appalti al massimo ribasso, i lavoratori socialmente utili degli enti locali e della scuola, gli esternalizzati ma anche tantissimi giovani e gli studenti costretti dall’alternanza scuola lavoro a diventare già oggi vittime dello sfruttamento hanno portato in piazza non solo rabbia e protesta ma un’idea e una proposta di cambiamento reale e concreto che fa del rilancio dell’intervento pubblico il proprio elemento cardine.
Ricondurre sotto la gestione pubblica le aziende strategiche, chiudere il capitolo dei regali al privato inaugurato dai governi di centro sinistra e finti tecnici, reinternalizzare servizi e lavoratori, ribadire che solo il pubblico può garantire il preminente interesse dei cittadini e dei lavoratori, insomma attuare l’articolo 43 della nostra Costituzione rompendo con quella gabbia dell’Unione Europea che impedisce l’intervento pubblico perché contrario al libero mercato, è quello che ha chiesto piazza San Giovanni e su cui oggi si rilanciano le lotte, fuori e dentro i luoghi di lavoro.
L’intervento telefonico di Mimmo Lucano, il sindaco di Riace colpevole di solidarietà e accoglienza, che non ha voluto mancare all’appuntamento di lotta, ha raccolto un totale e incondizionato appoggio da una piazza consapevole che intorno a quello scontro si gioca anche una sfida sul Paese che si vorrebbe modellare, quello che, nascondendosi dietro ad una legalità che spesso non è giustizia, fomenta egoismo e barbarie sociale.
Unione Sindacale di Base