Una platea composita e affollata ha seguito oggi con estrema attenzione l’iniziativa organizzata dal Movimento 5 Stelle presso l’Auditorium Sandro Pertini della Camera dei Deputati. L'incontro ha visto la partecipazione di alcuni esponenti del Movimento 5 Stelle come Di Stefano e Di Battista, del giornalista Gianni Minà, di alcuni intellettuali militanti – come Luciano Vasapollo e Joaquin Arriola - e di numerose rappresentanze delle ambasciate paesi dell’Alba.
Una iniziativa che a partire dal processo di rottura avvenuto in America Latina nei decenni scorsi rispetto all’asfissiante dominazione economica statunitense e alla dollarizzazione delle economie, propone un processo di rottura all’interno dell’Unione Europea che liberi i Pigs – i paesi “maiali” oggetto di quasi un decennio di politiche di austerity – dall’ormai intollerabile gabbia rappresentata da una moneta – l’Euro – e da alcune istituzioni – la Bce, la Troika – che i partecipanti all’iniziativa hanno esplicitamente contestato.
Introducendo i lavori, il parlamentare del M5S Manlio Di Stefano ha sottolineato "L'insostenibilità del sistema-euro per i paesi europei con condizioni diverse tra loro e gli effetti della globalizzazione". A questo punto si può fare altro? A questa domanda Di Stefano ha risposto citando l'esempio dei paesi dell'Alba Latino americana. "Quindi i cittadini italiani possono discutere anche di altre ipotesi possibili". Importante il passaggio nel quale ha affermato che il M5S vuole tradurre tutto questo in atti legislativi.
Ad aprire il dibattito è stato Gianni Minà, che ha attaccato e messo alla gogna una politica e una informazione continentali che a lungo ci hanno presentato le rivoluzioni latinoamericane dal punto di vista degli interessi politici ed economici dominanti, descrivendo i leader e i processi di liberazione in quel continente come folkloristici nel migliore dei casi o più spesso populisti o addirittura dittatoriali. “Sono qui per imparare” ha detto Minà, riferendosi alla proposta della creazione nell’area del Mediterraneo di una alleanza di paesi che si sganci della dominazione del capitale franco-tedesco ripetendo un processo già compiuto in America Latina ai tempi della rottura con l’Alca che gli Stati Uniti volevano imporre al tradizionale ‘cortile di casa’. Minà ha efficacemente ricordato che se nel Mediterraneo è la troika europea – Bce, Commissione Europea e Fondo Monetario Internazionale - a dettare legge e a imporre l’interesse del più forte, prima della coraggiosa ed efficace formazione dell’Alba in America Latina era un’altra troika – costituita da Washington, dalla Banca Mondiale e dal FMI – a devastare le economie di quei paesi.
Dopo Minà è toccato a Luciano Vasapollo, docente di Economia all’Università La Sapienza ed esponente del Centro Studi Trasformazioni Economiche e Sociali. Vasapollo ha rivendicato l’inizio, ormai cinque anni fa, di un dibattito scientifico e politico su un'area euromediterranea alternativa all'Unione Europea e all'Eurozona, agganciato alle dinamiche del sindacalismo di base e dei movimenti sociali. Nel libro "Il risveglio dei maiali", scritto con Joaquin Arriola e Rita Martufi (tradotto e pubblicato ormai in diverse lingue) e insieme a pochi altri intellettuali militanti a livello europeo, hanno cominciato a proporre la rottura dell’Unione Europea e la formazione di ‘un’Alba euromediterranea’ come via d’uscita radicale ma credibile ad una crisi del modo di produzione capitalistico che ha assunto un carattere sistemico. Una proposta che considera necessaria una fuoriuscita dall’euro non di un singolo paese, la cui economia sarebbe immediatamente danneggiata dagli attacchi speculativi, e non per tornare alla vecchia moneta nazionale, il che avrebbe effetti disastrosi. Ciò che si propone è un’alleanza di paesi – quelli della sponda sud del Mediterraneo, i più indeboliti dall’euro e dalle politiche rigoriste imposte dalla Germania orientate a costruire una periferia interna all’Ue che fornisca al centro manodopera a basso costo e assorba i prodotti esportati da Berlino – che rompa con la moneta unita europea e con il meccanismo di dominazione economico-politica dell’Unione Europea per costruire un altro aggregato di paesi, con una propria moneta comune e un sistema basato sulla complementarietà e l’equilibrio. Occorre, ha spiegato Vasapollo, che le banche vengano nazionalizzate così come altri settori chiave dell’economia come le telecomunicazioni, l'energia o i trasporti, in maniera da ridare al settore pubblico e allo stato la capacità di intervenire in campo economico per contrastare gli effetti della crisi e gli interessi dei poteri forti.
Sullo stesso tema è intervenuto Joaquin Arriola, docente di economia dell’Università del Pais Vasco e coautore del saggio sui Pigs e l'Alba euromediterrranea, il quale ha ricordato che le storture economico-sociali provocate dall’introduzione dell’euro erano già note prima ancora che la moneta unica entrasse in vigore. Arriola ha citato un episodio risalente al 1996, quando il premio Nobel Modigliani nel corso di una conferenza pubblica a Bilbao lanciò un veemente allarme sulle conseguenze nefaste provocate dall’introduzione di quella che chiamò “la moneta tedesca”, cioè l’euro. In molti, anche a sinistra, pensarono che la moneta unica avrebbe accelerato un processo di creazione e rafforzamento di una Europa federale, democratica e solidale che in realtà non è mai nata, lasciando il posto a una matrigna aggressiva e autoritaria nei confronti di alcuni dei popoli che la conformano. Oggi l’Ue è un “organismo costruito sulla base degli interessi delle classi e dei paesi dominanti e dell’egoismo dei potenti” ha accusato Arriola, secondo il quale la moneta unica è stata utilizzata da Francia e Germania per rafforzare le proprie economie e il proprio potere. In particolare la Germania ha utilizzato il processo di unificazione europeo e l’introduzione della moneta unica per assorbire e socializzare i costi dell’assimilazione della Germania e della sua espansione nell’Europa orientale dopo la caduta del blocco socialista. Da anni Berlino utilizza una sfacciata politica di dumping per favorire i propri prodotti e le proprie esportazioni desertificando così le economie dei paesi della sponda meridionale del Mediterraneo finalizzate alla mera importazione di merci e di macchinari tedeschi. D’altronde la Germania è l’unico paese tra i più importanti dell’Ue che in questi anni non ha visto diminuire il suo tessuto industriale. In riferimento al duro braccio di ferro in corso tra la troika e Atene, Arriola ha affermato che Syriza sbaglia a pensare che sia possibile contrastare l’austerità e ridurre gli effetti delle politiche imposte dalla troika senza mettere in discussione la propria permanenza all’interno dell’Eurozona e senza bloccare del tutto processi di privatizzazione stoppati solo in parte dal nuovo esecutivo.
A chiudere la sessione della mattinata ci ha pensato Alessandro Di Battista, Vicepresidente della Commissione Affari Esteri della Camera per il Movimento Cinque Stelle, che ci ha tenuto a rivendicare il carattere ‘postideologico’ dell’identità del suo movimento, sottolineando però la possibilità di portare avanti una battaglia comune su una proposta in grado di costruire nel nostro paese e nel resto dell’Europa un’alternativa alla sottomissione alla troika e all’austerity. Anche Di Battista, tra gli applausi in sala, ha esordito affermando che la pur importante vittoria di Syriza in Grecia potrebbe risolversi in un nulla di fatto se il nuovo governo non prenderà atto dell’impossibilità di rispettare il suo programma elettorale all’interno dei vincoli posti dall’Eurozona. “Stampa e politica affermano – ha ricordato Di Battista – che se i nostri paesi abbandonassero la moneta unica le nostre economie crollerebbero: la disoccupazione aumenterebbe, le esportazioni collasserebbero, il debito schizzerebbe in alto... Esattamente ciò che sta succedendo da anni nei Pigs integrati nella zona Euro”.
Secondo Di Battista, che ha attaccato il Jobs Act e il Ttip che danno mano libera alle imprese a danno dei lavoratori, l’Europa del Sud deve ‘fare cartello’ come hanno fatto a suo tempo i paesi dell’America Latina e costruire una nuova aggregazione di paesi che funzioni con parametri economici e politici completamente diversi da quelli imposti finora dall’Ue. “Dov’è Sel, dove sono le minoranze del Pd, quelle dove c’è un Fassina che prima ha fatto il consulente dell’Fmi e ora dice di essere contro la troika e a favore del governo greco?” ha chiesto Di Battista, il quale ha difeso la proposta di un reddito di cittadinanza criticando chi definisce la misura populista negando che possa esistere una copertura economica per garantirla. “Come mai quando bisogna comprare gli F35 la copertura finanziaria si trova sempre e invece quando proponiamo di dare un reddito ai precari e ai disoccupati ci accusano di essere degli assistenzialisti?”. Applausi per Di Battista anche quando ha affermato che serve «una banca pubblica nazionalizzata che emetta e stampi moneta. E' un modo per dare a un popolo, a un governo, un potere: una politica monetaria, fiscale, valutaria. Sono degli strumenti per uscire dalla crisi, giocarci, tutti lo fanno, ma oggi non abbiamo questo potere».Nella seconda sessione del convegno hanno preso la parola le ambasciate dei paesi latinoamericani che hanno dato vita all'Alba.
Insomma, con il convegno di oggi si è aperto uno spazio politico importante e che può diventare il percorso concreto di una battaglia da giocare a tutti i livelli - dalle piazze al parlamento, dai posti di lavoro ai territori - intorno ad una ipotesi di rottura della gabbia dell'Unione Europea e dell'Eurozona e alla costruzione di una area alternativa euromediterranea. L'assunzione di responsabilità su questo del M5S non è un particolare secondario. Vogliamo dirla riproponendo un illuminante osservazione di Perry Anderson: "I movimenti di destra non hanno difficoltà a rivendicare apertamente l’uscita dall’Euro come dal giogo monetario dell’austerità che il neoliberismo ora esige. Anche i movimenti di sinistra denunciano gli effetti della moneta unica, ma sull’Euro solitamente temporeggiano, suggerendo nel migliore dei casi varie macchinazioni per alleviarne i rigori. Queste tendono tuttavia a soffrire di due svantaggi politici: sono tecnicamente troppo complicate per essere intellegibili ai più e non hanno praticamente alcuna chance di accettazione da parte di Bruxelles o Francoforte. In confronto, le risolute chiamate a disfarsi dell’Euro sono non solo prontamente comprensibili da tutti, ma, realisticamente parlando, più plausibili come scenario possibile. Dunque la sinistra è svantaggiata anche qui". Se la sinistra in Italia e in Europa non vuole rimanere eternamente svantaggiata, è tempo che acquisisca il necessario coraggio politico per diventare essa - e non la destra - il punto di riferimento popolare e generazionale della rottura con la gabbia dell'Unione Europea.
Un ALBA euro-afro Mediterránea contra troika y el euro.
Luca Fiore - Alessandro Avvisato
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EN SU PONENCIA DE APERTURA DE LA CONFERENCIA EN LA CÁMARA DE LOS DIPUTADOS DEL PARLAMENTO ITALIANO, EL PROF VASAPOLLO HA EXPRESADO EN NOMBRE DEL CESTES, DE LA USB, Y DE LOS MOVIMIENTOS SOCIALES, DE INTELECTUALES DEL CAPÍTULO ITALIANO Y EUROPEO DE LA RED EN DEFENSA DE LA HUMANIDAD LA TOTAL SOLIDARIDAD MILITANTE POR LA REVOLUCIÓN CHAVISTA DE VENEZUELA Y POR EL GOBIERNO DE MADURO POR EL VIL Y DURÍSIMO ATAQUE DEL IMPERIO DE USA CONTRA LA AUTODETERMINACIÓN DEL PUEBLO REVOLUCIONARIO BOLIVARIANO.
Romper con el mecanismo de dominación económico – política de la Unión Europea para construir otra aliancia de países, con una propia moneda común y un sistema anticapitalista basado en la complementariedad y el equilibrio para la transicion socialista. .
RECALCAR QUE LA PROPUESTA POR UN ALBA EURO MEDITERRÁNEA QUE EL CESTES- CENTRO DE ESTUDIOS DE LA UNIÓN SINDICAL DE BASE USB AFILIADA EN LA FSM – PROPONE DESDE HACE CINCO AÑOS EN EUROPA Y AMÉRICA LATINA A TRAVÉS DE CONVENIOS, LUCHAS SOCIALES Y SINDICALES Y PRESENTACIONES DEL LIBRO MANIFIESTO POLÍTICO IL RISVEGLIO DEI MAIALI PUBLICADO EN VARIOS IDIOMAS Y PAÍSES ADEMÁS DE ITALIA, EN GRECIA, INGLATERRA, ESPAÑA, PORTUGAL, CUBA Y AMÉRICA LATINA,
VASAPOLLO HA QUERIDO DESTACAR QUE NO SÓLO SOBRE EL PLANO ECONOMICO SINO SOBRE TODO SOBRE EL POLÍTICO LA PROPUESTA DE CESTES SE INSPIRA EN ALBA, LA ÚNICA Y VERDADERA ALIANZA ANTIMPERIALISTA Y ANTICAPITALISTA POR LA TRANSICIÓN AL SOCIALISMO.
Y ES POR ELLO QUE LOS GOBIERNOS REVOLUCIONARIOS DE ALBA Y HOY EL VENEZOLANO DEL PRESIDENTE MADURO EN PARTICULAR HAN SIDO EXPUESTOS A UN ATAQUE SIN PRECEDENTES DEL TERRORISMO IMPERIAL ECONÓMICO, MEDIÁTICO Y MILITAR.
POR TANTO PARA QUE REALMENTE SEA UN “TODOS POR SIEMPRE CHÁVEZ” ES NECESARIO LLEVAR A CABO UNA SOLIDARIDAD MILITANTE A DIARIA CON LA REVOLUCIÓN BOLIVARIANA, CON TODOS LOS PROCESOS REVOLUCIONARIOS DE ALBA Y CON TODOS LOS PUEBLOS QUE LUCHAN CONTRA EL IMPERIALISMO POR LA AUTODETERMINACIÓN.
www.contropiano.org Una abarrotada audiencia ha seguido hoy con gran atención la iniciativa organizada por el Movimento 5 Stelle en el Auditorio Sandro Pertini de la Cámara de los Diputados. El encuentro ha presenciado la participación de algunos exponentes del Movimento 5 Stelle como Di Stefano y Di Battista, el periodista Gianni Minà, intelectuales militantes – como Luciano Vasapollo y Joaquín Arriola- y numerosos representantes de las embajadas de los países de ALBA.
Una iniciativa que a partir del proceso de ruptura que se produjo en América Latina en las últimas décadas respecto a la asfixiante dominación económica estadounidense y a la dolarización de las economías, propone un proceso de ruptura con la Unión Europea que libere a los Pigs- los países “cerdos” objetos de políticas de austeridad desde hace casi una década- de la intolerable jaula representada por una moneda- el Euro- y de algunas instituciones- la UE, la Bce, Troika- al que los participantes de la iniciativa han respondido explícitamente.
Al empezar la reunión el parlamentario Manlio Di Stefano ha hecho hincapié en “ La insostenibilidad del sistema-euro para países europeos con diferentes condiciones entre ellos y los efectos de la globalización”. ¿Llegados a este punto, se puede hacer algo más? A esta pregunta Di Stefano ha contestado citando el ejemplo de los países del Alba Latino Americana. “Por tanto los ciudadanos italianos también pueden debatirse entre otras posibles hipótesis”. Importante el momento en el que ha afirmado que el M5S quiere convertir todo esto en actos legislativos.
El debate ha sido abierto por Gianni Minà , atacando y poniendo en la picota una política e informaciones continentales que presentan desde hace tiempo las revoluciones latinoamericanas desde el punto de vista de los intereses políticos y económicos dominantes, describiendo a los líderes y los procesos de liberación como folclóricos en el mejor de los casos, populistas o incluso dictatoriales. “Estoy aquí para aprender “ ha dicho Minà, refiriéndose a la propuesta de la creación en el área del Mediterráneo de una alianza de países que se liberen de la dominación del capital franco-alemán repitiendo un proceso ya completado en América Latina en los tiempos de la ruptura con Alca que los Estados Unidos querían imponer al tradicional “ patio de casa”. Minà ha recordado de forma eficaz que si en el Mediterráneo es la Troika europea- Bce, Comisión Europea y Fondo Monetatio Internacional- la que dicta las leyes e impone el interés del más fuerte, antes de la valiente y eficaz formación de Alba en América Latina era otra Troika- formada por Washington, El Banco Mundial y el FMI- la que devastaba las economías de esos países.
Después de Minà llegab el turno de Luciano Vasapollo, docente de Economía de la Universidad La Sapienza y exponente del Centro de Estudios de Transformaciones Económicas y Sociales. Vasapollo ha reivindicado el principio, al menos desde hace cinco años de un debate científico y político en un área euromediterránea alternativa a la Unión Europea y al Europolo, enganchado a las dinámicas del sindicalismo de base y a los movimientos sociales. En el libro “il risveglio dei maiali”, que Vasapollo he escrito con Joaquin Arriola y Rita Martufi (traducido y publicado en diversos idiomas) y junto a otros pocos intelectuales militantes a nivel europeo, han comenzado a proponer la ruptura de la Unión Europea y la formación de un Alba euromediterránea como vía de escape radical pero creíble a una crisis de modelo de producción capitalista de carácter sistémico. Una propuesta que considera necesaria la salida del euro no de un solo país, cuya economía se dañaría inmediatamente con ataques especulativos, y tampoco para volver a la vieja moneda nacional, que tendría resultados desastrosos. Lo que se propone es una alianza de países- aquellos de la costa sur del Mediterráneo, los más debilitados por el euro y por las políticas rigoristas impuestas por Alemania durante estos años y orientadas a construir una periferia dentro de la UE que proporcione al centro mano de obra barata y absorba los productos exportados de Berlín- que rompa con la moneda de unión europea con el mecanismo de dominación económico – política de la Unión Europea para construir otro grupo de países, con una propia moneda común y un sistema basado en la complementariedad y el equilibrio. Para ello, ha explicado Vasapollo, es necesario que los bancos se nacionalicen así como otros sectores claves de la economía como las telecomunicaciones, la energía o los transportes, para dar al sector público y al estado la capacidad de intervenir en campo económico para contrastar los efectos de la crisis y los intereses de las grandes potencias.
Sobre el mismo tema intervino Joaquín Arriola, docente de economía de la Universidad del País Vasco y coautor del ensayo sobre los Pigs y el Alba mediterránea, el cual ha recordado que las distorsiones causadas por la introducción del euro se palpaban ya antes de que la moneda única entrara en vigor. Arriola citó un episodio que se remonta a 1996, cuando el premio Nobel Modigliani en Bilbao en el transcurso de una conferencia pública lanzó una vehemente alarma sobre las nefastas consecuencias provocadas por la introducción de aquella que llamó “la moneda alemana”, es decir el euro. Muchos, incluso de izquierda, pensaron que la moneda única aceleraría un proceso de creación y refuerzo de una Europa federal, democrática y progresista que en realidad nunca llegó a nacer, dando paso a una madrastra agresiva y autoritaria de cara a varios de los pueblos que la conformaban. Hoy la UE es un “organismo construido en base a los intereses de las clases y de los países dominantes y del egoísmo de las potencias” ha acusado Arriola, según el cual, la moneda única ha sido utilizada por Francia y Alemania para reforzar las propias economías y el propio poder. En particular Alemania ha usado el proceso de unificación de Alemania y de su expansión en Europa oriental después de la caída del bloque socialista. Desde hace años Berlín utiliza una fachada política de dumping para favorecer y promocionar los propios productos y las propias exportaciones desertificando así las economías de los países de la costa mediterránea destinadas a la mera importación de mercancías y maquinarias alemanas. Por otra parte Alemania es el único país entre los más importantes de la UE que durante estos años no ha visto disminuir su tejido industrial. En referencia al duro pulso entre la troika y Atenas, Arriola ha afirmado que Syriza se equivoca al pensar que podemos contrarrestar la austeridad y reducir los efectos de las políticas impuestas por troika sin cuestionar su propia permanencia dentro de la Eurozona y sin bloquear del todo los procesos de privatización bloqueados sólo en parte por el nuevo ejecutivo.
El cierre de la sesión matinal lo daba Alessandro Di Battista, Vicepresidente de la Comisión de Asuntos Exteriores de la Cámara por el Movimento Cinque Stelle , que nos ha dejado reivindicar el carácter “post-ideológico” de la identidad de su movimiento, señalando la posibilidad de sacar adelante una batalla común por una propuesta capaz de construir en nuestro país y en el resto de Europa una alternativa a la sumisión de troika y a la austeridad. Incluso Di Battista, entre los aplausos en sala, comenzó afirmando que si bien es importante la victoria de Syriza en Grecia podría convertirse en un punto muerto si el nuevo gobierno no toma nota de la imposibilidad de respetar su programa electoral dentro de los vínculos impuestos por la Eurozona. “Prensa y política afirman – ha recordado Di Battista- que si nuestros países abandonaran la moneda única nuestras economías se derrumbarían: la desocupación aumentaría, las exportaciones se colapsarían, la deuda explotaría…exactamente lo que está sucediendo desde hace años en los Pigs integrados en la zona Euro”. Según Di Battista, que ha atacado el Jobs Act y la TTIP que dan mano libre a las empresas a costa de los trabajadores, la Europa del Sur debe “hacer cártel” como hicieron en su momento los países de América Latina y construir un nuevo grupo de países que funcionen con parámetros económicos y políticos completamente diversos de los que han sido impuestos hasta ahora por la UE. ¿“Donde está el Sel, donde están las minorías del Pd, esas donde hay un Fassina que al principio era consulente del Fmi y ahora dice estar contra troika y a favor del gobierno griego?” ha preguntado Di Battista, quién ha defendido la propuesta de una renta de ciudadanía criticando al que define la medida populista negando la existencia de una cobertura económica para garantizarla. “ ¿Cómo es posible que cuando es necesario comprar los F35 la cobertura financiera se encuentra siempre pero cuando nosotros proponemos una renta para los trabajadores precarios y desocupados nos acusan de representar la figura de asistentes sociales?”. Aplausos para Di Battista incluso cuando ha afirmado que es necesario «un banco público nacionalizado que emita e imprima la moneda. Es un modo para dar a un pueblo, a un gobierno, un poder: una política monetaria, fiscal. Son los instrumentos para salir de la crisis, jugárnosla, todos lo hacen, pero hoy todavía no tenemos este poder». En la segunda sesión del convenio tomaron la palabra las embajadas de los países latinoamericanos que han dado vida a ALBA.
Además, con el convenio de hoy se ha inaugurado un importante espacio político que puede convertirse en el camino concreto de una batalla para jugar en todos los niveles- desde las calles al parlamento, desde los puestos de trabajo a los territorios-en torno a una hipótesis de ruptura de la jaula de la Unión Europea y de la Eurozona y a la constitución de un área alternativa euro-mediterránea. La asunción de responsabilidad sobre esto por parte del M5S no es algo secundario. Queremos decirlo proponiendo de nuevo una radiante observación de Perry Anderson : “los movimientos de derecha no tienen problemas en reivindicar abiertamente la salida del Euro como del juego monetario de la austeridad que el neoliberalismo exige. Los movimientos de izquierda también denuncian los efectos de la moneda única, pero sobre el Euro únicamente dan largas, sugiriendo en el mejor de los casos varias maquinaciones para aliviar los rigores. Éstos tienden a sufrir dos inconvenientes políticos: son técnicamente demasiado complicados para ser inteligibles para la mayoría y no tienen prácticamente ninguna posibilidad de aceptación por parte de Bruselas o Frakfurt. En comparación, las llamadas definitivas de deshacerse del Euro no son todavía comprensibles por todos, pero realísticamente hablando, más plausibles como posible escenario. Además la izquierda está en desventaja también aquí. Si la izquierda en Italia y en Europa no quiere permanecer eternamente en desventaja, es momento de que adquiera el valor político necesario para conseguir- y no la derecha- el punto de referencia popular y generacional de la ruptura con la jaula de la Unión Europea.
Luca Fiore - Alessandro Avvisato