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UNIVERSITA': RDB, RIFORMA DA BOCCIARE. TRASFORMA IN AZIENDE PRIVATE GLI ATENEI PUBBLICI E PEGGIORA IL PRECARIATO

Nazionale,

E la CRUI plaude dimenticando le contestazioni del mondo accademico

Il testo finale della riforma dell’Università, licenziato ieri dal Consiglio dei Ministri, peggiora i termini delle precedenti versioni del disegno di legge laddove, prevedendo ulteriori tagli ai finanziamenti pubblici degli atenei in rosso, ne programma il commissariamento o la chiusura.

 

Nel testo resta confermata la svendita della gestione e della mission stessa degli atenei pubblici ai privati, i quali entreranno anche nei Consigli d'Amministrazione, insieme a consulenti “di prestigio”, per nomina diretta dei rettori. Questi ultimi avranno la discrezionalità di nominare 4 degli 11 membri del CdA.

I privati potranno addirittura finanziare direttamente gli stipendi di professori a contratto e ricercatori, previsti solo a tempo determinato, con un precariato che si allunga così di altri 6 anni oltre ai 6 anni degli assegni di ricerca.

 

Il Senato Accademico viene inoltre declassato a mero istituto propositivo sottomesso al CdA, le rappresentanze dei lavoratori vengono espulse dagli organi accademici, quelle degli studenti ridotte al puro “diritto di tribuna”.

 

Il Ministro Gelmini, nascondendosi dietro il malgoverno degli atenei, dimentica che la stragrande maggioranza degli atenei nel 2010 andrà in rosso se non vengono restituiti i fondi sottratti con la legge 133.

I Rettori della CRUI, tramite il Presidente, plaudono la proposta di legge come un’occasione fondamentale e irripetibile per il recupero e il rilancio del sistema universitario italiano, dimenticando che il mondo universitario ha già nettamente espresso forti e argomentate contestazioni contro la cosiddetta meritocrazia opponendosi alla distribuzione del 7% dei fondi  in base alla valutazione della didattica e della ricerca

 

Secondo la RdB P.I. Università, a questo punto non ci sono più margini per ambiguità e rimpianti ed è necessaria la mobilitazione della parte sana della comunità universitaria contro le menzogne e lo sfascio dei “riformatori”, per imporre al Parlamento la bocciatura della riforma Gelmini e fermare lo smantellamento dell'Università Pubblica.