La crisi delle aziende Madonna della Catena e Biolife è la punta di un iceberg di una situazione di estrema difficoltà che la sanità calabrese attraversa per la netta incapacità politica della attuale giunta regionale e di quella precedente.
Ambedue le giunte non si sono distinte per avere usato un metodo diverso. Hanno accettato, prone alla politica romana, che a governare le scelte vitali per la popolazione calabrese, siano dei presunti tecnici che con freddi calcoli ragionieristici, dovrebbero risanare le finanze regionali anche a costo di negare il diritto alla salute per i cittadini di questa terra e costringerli a pagare per avere riconosciuto un diritto inalienabile, riconosciuto dalla costituzione o andare a curarsi nelle cliniche del nord.
Una situazione che, inoltre, diventa con il passare del tempo una vera emergenza anche dal punto di vista del lavoro considerato che nella cosiddetta sanità privata sono impiegati migliaia di lavoratori, che oggi per le scellerate trovate del commissario vedono compromesso la garanzia del loro lavoro. Scelte dunque che, oltre a non garantire il diritto alla salute dei cittadini, mettono in discussione anche i livelli occupazionali trascinando i lavoratori in un clima di incertezza e precarietà.
Nell’anno appena conclusosi a risorse invariate rispetto al 2015, si è stati costretti limitare le prestazioni convenzionate, nel caso del Biolife, ovvero a revocare l’accreditamento di nuovi posti letto nel caso della Madonna della Catena.
Gli ultimi decreti del commissario Scura compromettono in maniera significativa il mondo della sanità privata consegnandola alla deregolamentazione più assoluta. Nessuna verifica oculata dei fabbisogni territoriali per l’assegnazione dei budget, finanziamenti stanziati ai padroni delle cliniche senza criteri meritocratici o di qualità, ma in base a conoscenze o affinità politiche, nessun serio controllo sulle modalità di applicazione dei contratti nelle aziende, lavoratori minacciati di licenziamenti e costretti a subire tagli agli stipendi salariali o modifiche contrattuali in pejus per non essere sbattuti in mezzo alla strada.
Questa è la situazione reale che si respira nella maggior parte delle cliniche private, pagate coi soldi pubblici. Questo è quello che i commissari e i nostri governanti dovrebbero comprendere prima di cimentarsi nelle loro politiche di sacrifici ed austerità, prima di continuare ad accanirsi con tagli indiscriminati ed orizzontali su un settore già collassato da decenni di misure di privatizzazione e di sperpero volute dai governi di centro destra e centrosinistra e imposti dall’unione europea
Basta regali ai padroni della sanità. Basta scaricare sacrifici su cittadini e lavoratori.
Ribadiamo con fermezza che se non ci saranno da parte della Regione, commissari o politici e dell’Asp le risposte che il sindacato si attende sarà inevitabile, a questo punto, il ricorso alle giustificate azioni di lotta.
Invitiamo i cittadini, qualora dovessimo anche a loro tutela indire eventuali scioperi e manifestazioni, ad essere solidali con le lavoratrici e i lavoratori interessati e quindi, a lottare insieme per una sanità bene comune e per difendere il diritto alla salute.
FEDERAZIONE PROVINCIALE USB COSENZA
Sanità Privata