La drammaticità delle condizioni di lavoro e di vita, che milioni di cittadini sono costretti a vivere a causa delle politiche economiche che i poteri forti, nazionali, europei ci somministrano quotidianamente, impone una riflessione franca e senza pregiudizi anche a Bergamo. L’obiettivo è costruire un percorso di lotta efficace, coinvolgendo tutte le soggettività presenti sul territorio, a partire dalla pratica del conflitto come strumento imprescindibile per un cambiamento radicale di questo sistema inumano.
Le politiche economiche dei sacrifici indiscriminati sono state possibili grazie alla complicità dei sindacati concertativi nazionali che hanno prodotto solamente accordi a perdere, contratti nazionali vergognosi fino all'indecenza firmati contro i lavoratori .
Anche a Bergamo, sono numerosi gli accordi sottoscritti direttamente dalle segreterie confederali con le così dette coop. Sociali, ma non solo.
Si tratta di accordi “copia incolla” che prevedono la modifica dell'orario di lavoro, flessibilità totale, a volte addirittura la rinuncia ad un pezzo del proprio salario a favore della sopravvivenza della cooperativa.
I funzionari sindacali complici provvedono, sempre dopo aver firmato, ad informare sui contenuti dell’accordo i lavoratori, mettendoli di fronte alla “scelta”: o accettare le proposte aziendali o restare senza lavoro.
CGIL,CISL e UIL vogliono ostacolare la libertà di scelta dei lavoratori con ogni strumento: Il golpe sindacale del 31 maggio 2013 rientra in questa logica perversa.
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Si tratta di un accordo tra Privati e Confederazioni, che non si accontentano più del 33% garantito, ma vogliono assicurarsi il 100% della rappresentanza.
I lavoratori non potranno più costruire un percorso di rivendicazione e di lotta per migliorare la loro condizione con un Sindacato diverso dal loro.
Questo accordo nazionale non riguarda solamente i posti di lavoro, ma anche quell'area sociale rappresentata dai Sindacati degli inquilini.
Un esempio è l’ALER di Bergamo che applica una modalità di “gestione di iscrizione e disdette”, in accordo con alcune organizzazioni sindacali, con la quale si impedisce di fatto agli inquilini di cambiare sindacato; la disdetta fatta pervenire dagli inquilini, infatti, non è considerata valida da ALER “fino a che non verrà ufficializzato dall'organizzazione alla quale ha, fino al momento, aderito”
E' un abuso grave e illegittimo e AsIA-USB ha già provveduto, come primo atto, a far pervenire a sindacati e ALER BG una diffida in merito.
L'emergenza abitativa è la questione più esplosiva a Bergamo come su tutto il territorio nazionale: ogni giorno, in molte città si organizzano picchetti anti-sfratto per impedire che nuclei famigliari vengano cacciati in strada.
Ci chiediamo, come fanno certi sindacati degli inquilini a organizzare picchetti anti-sfratto e chiedere contemporaneamente L'APERTURA DI TAVOLI ISTITUZIONALI PER LA PROGRAMMAZIONE DEGLI SFRATTI; a sostenere che la causa di questa emergenza è la crisi e che 9 sfratti su 10 sono per morosità, quando sono stati loro stessi sottoscrittori della legge 431 che ha cancellato l'equo canone, prodotto l'aumento degli affitti fino al 105%, consegnato nelle mani dei privati la quasi totalità del patrimonio di edilizia popolare e messo i fondi EX GESCAL, ancora a disposizione delle Regioni, nelle tasche della imprese- cooperative.
Bisogna smascherare l'incoerenza tra quanto si predica ai cittadini e quello che poi si firma sui tavoli istituzionali.
La stessa contraddizione è stata applicata sul piano politico da quelle forze, autodefinite radicali e conflittuali, che hanno delegato totalmente nelle mani della CGIL L'INTERA QUESTIONE LAVORO e, quando hanno governato, sono state protagoniste di scelte gravose per i settori sociali ai quali dicevano di fare riferimento, vedi: IL PACCHETTO TREU, che ha aperto la strada al precariato; sul versante immigrazione, la Legge Turco-Napolitano del 1998 che ha aperto i CIE (allora chiamati diversamente) e il DDL AMATO-FERRERO del 2007.
Anche a Bergamo, paradossalmente, le amministrazioni di centro-sinistra sono state quelle che hanno prodotto più danni alla città a favore della speculazione edilizia.
Prova ne sono: Il Nuovo Gleno, il nuovo ospedale di Bergamo e la messa in vendita del vecchio ospedale in Largo Barozzi.
La politica della riduzione del danno non coincide con il nostro progetto politico/sindacale. Un ostacolo concreto per i diritti e le rivendicazioni di tutti i cittadini è costituito da chi continua ad attuare il contrario delle lotte e conflitti, proclamati a parole in campagna elettorale, per poi dimenticarsene appena ottiene una poltrona.
Ognuno di noi ha alle proprie spalle un percorso fatto di vittorie o sconfitte, gioie o delusioni, al di là delle diverse valutazioni personali, questi risultati non solo altro che il frutto di scelte fatte liberamente.
Le organizzazioni sindacali, sociali e politiche, che non hanno saputo o voluto andare oltre la mera rappresentazione estetica di quel conflitto, utilizzandolo come immagine da propagandare per se stessi e per i loro equilibrismi istituzionali, ora si trovano senza quella credibilità utile per proporsi come forze di cambiamento.
E’ necessario ampliare i rapporti di forza, attraverso una forte contrapposizione contro quel modo di “fare” sindacato e fare politica”, urge costruire una connessione tra quei soggetti realmente conflittuali che, con la pratica della lotta quotidiana, condividono lo stesso progetto e si pongono l'obiettivo di “cambiare la situazione attuale”.
Alla lotta nei posti di lavoro bisogna affiancare la lotta nei territori urbani e nelle campagne, ricercando e costruendo l'aggancio tra i temi del lavoro (salario, orario, sicurezza, etc.) e i bisogni che la crisi acuisce a livello sociale.
La lotta per il diritto all'abitare, ai servizi pubblici, ai beni comuni, devono essere un tutt'uno con la mobilitazione per rivendicare maggiori diritti e migliori condizioni di vita per tutti gli espulsi dal lavoro, per i/le precari/e per i senza casa, migranti , dando luogo a quel processo di ricomposizione sociale necessario per rivendicare e riconquistare diritti
Il percorso, che USB sta costruendo insieme ad altre realtà di movimento in ambito sindacale e sociale, è la risposta giusta a queste emergenze, l'unica capace di produrre risultati concreti.
Non ci sono ricette miracolose, questo percorso nuovo è tutto da realizzare e siamo consapevoli che non sarà facile né breve. Le campagne e le iniziative nazionali costruite con i Compagni della Rete 28 Aprile, il No Debito ed il Forum dei Diritti, hanno dimostrato una capacità di mobilitazione straordinaria ed incisiva.
Il percorso di aggregazione ed organizzazione del conflitto, avviato in questi anni con i movimenti di lotta per il diritto all’abitare, cresce in molte realtà; ABITARE NELLA CRISI dimostra che è possibile produrre conflitto reale su buona parte del territorio nazionale, per espandere questi conflitti è necessario avere le mani libere, oltre che pulite, da interessi e ambizioni personali o di parte.
A Roma il 19 ottobre ci sarà una manifestazione nazionale sul diritto all'abitare, che USB sostiene a pieno con l’impegno dei militanti e mettendo a disposizione le proprie strutture.
La manifestazione sarà promossa da una settimana di iniziative territoriali su tutto il territorio nazionale e preceduta dallo Sciopero Generale Nazionale indetto da USB e altri Sindacati di base che è previsto per il 18 ottobre con le parole d'ordine:
1- LIBERTA’ E DEMOCRAZIA PER LE LAVORATRICI E I LAVORATORI NEI LUOGHI DI LAVORO.
Per contrastare l'accordo liberticida del 31 maggio e per una legge di iniziativa popolare che garantisca a tutti la libertà di associazione e la possibilità di esercitarla nei fatti e nei luoghi di lavoro.
2- OCCUPAZIONE.
Per il diritto al lavoro, stabile con garanzie contrattuali, salariali e normative.
3- ORARIO DI LAVORO E CONTRATTI.
Per un orario di lavoro certo e sicuro, con la sua riduzione a parità di salario e contrattualmente garantito.
4- CASA, REDDITO, SANITA’, ISTRUZIONE.
Per un riconoscimento sociale del diritto all’abitare e al reddito, alla salute e alla scuola pubblica.
5- PENSIONI.
Per impedire l’erosione delle pensioni, abolire il prolungamento dell’età pensionabile imposto dai vari provvedimenti governativi.
Riduzione dell’età pensionabile e rivalutazione delle pensioni erogate come condizione imprescindibile per liberare posti di lavoro.
Questi due giorni di lotta comporteranno un grande impegno politico e organizzativo, siamo convinti, tuttavia, che questo passaggio faccia parte di quel percorso utile ad unire tutte le lotte di rivendicazione, di libertà e dignità per quelle situazioni che, anche nel territorio di Bergamo e provincia, sono presenti e attive, come la lotta degli abitanti delle Torri di Zingonia, da noi totalmente condivisa e sostenuta, le lotte all’interno dei singoli posti di lavoro, pubblici e privati ed altre situazioni in fase di crescita da promuovere e organizzare tra lavoratori, non lavoratori, precari, migranti e abitanti.