Riportare al centro della discussione generale il tema delle nazionalizzazioni e del ruolo dell'economia pubblica sembrava un'impresa impossibile. Neanche la gravissima crisi economica del 2007/2008 aveva scalfito la fiducia nei mercati e nelle virtù dell'impresa privata di favorire lo sviluppo e il benessere del paese. C'è voluta la tragedia del ponte Morandi a Genova per mettere in evidenzia il cinismo delle grandi imprese e la totale indifferenza verso la salute e la vita dei cittadini.
Dalla vicenda di Genova sono emerse però non solo le responsabilità delle imprese private ma anche la pesante complicità di una classe politica completamente subalterna agli interessi del grande capitale. Una complicità che ha pesato non solo nella concessione alla società di Benetton delle nostre autostrade a condizioni vergognose, ma che si è riprodotta nel sistematico smantellamento del sistema di intervento pubblico nell'economia del nostro paese. Dalle telecomunicazioni ad Alitalia, dalla sanità ai servizi idrici e all'energia, dai trasporti locali allo smaltimento dei rifiuti, dal patrimonio residenziale pubblico alla scuola, non c'è ambito della nostra economia che in questi anni non sia stato depredato e messo al servizio degli interessi privati.
E questo sistematico attacco all'intervento pubblico si è tradotto in un abbassamento dei diritti per chi lavora, una precarizzazione dei rapporti di lavoro ed una riduzione della qualità dei servizi.
E' ora di invertire rotta e riaffermare le sacrosante ragioni di un'economia pubblica al servizio dei cittadini e rispettosa della dignità dei lavoratori.
Nella nostra regione sono tanti i terreni sui quali far valere la necessità di un ritorno al ruolo del pubblico, a cominciare dalla salvaguardia di un'azienda come Atac (a novembre siamo impegnati nei referendum sulla privatizzazione) o per impedire una nuova svendita di Alitalia.
C'è la necessità di procedere finalmente ad una vera politica di reinternalizzazione di migliaia di lavoratori e servizi del sistema sanitario e di tante altre attività di interesse pubblico che vanno sottratte alle logiche del privato, superando il sistema degli appalti che produce solo corruzione e precarietà. C'è da rilanciare l'edilizia residenziale pubblica e popolare per dare un alloggio a quelle migliaia di famiglie che pur avendone i requisiti non si vedono riconosciuto il diritto alla casa. C'è da avviare una politica di assunzioni nella pubblica amministrazione che riduca la cronica mancanza di personale che affligge da anni la gestione dei servizi pubblici.
Tutto questo non è stato possibile in questi anni anche per la fortissima pressione delle istituzioni europee, che hanno spronato alle privatizzazioni ed hanno imposto tagli pesantissimi al nostro sistema di welfare. Ecco perché l'USB è impegnata per modificare l'art.81 della nostra Costituzione, stravolto e deturpato qualche anno fa, per riportarlo alla sua versione originaria e perché rivendica la possibilità per i cittadini del nostro paese di votare sui Trattati europei, che da più di vent'anni condizionano le nostre vite senza nessuna possibilità di essere messi in discussione.Le questioni al centro dell'attivo saranno quindi le ragioni della Manifestazione nazionale convocata per il 20 ottobre a Roma dal titolo “Nazionalizzazioni qui ed ora” e la campagna contro i Trattati dell'UE e per la modifica dell'Art.81 della Costituzione.
Fabiola Bravi
USB Esecutivo Lavoro Privato Roma