La terribile vicenda di malasanità che ha coinvolto l’Ospedale pubblico San Giovanni Bosco e che ha leso la dignità assistenziale di una paziente tracheostomizzata va severamente condannata. E su questa vicenda ci aspettiamo che vengano individuate al più presto le responsabilità, senza però che siano criminalizzati “ in blocco” le centinaia di operatrici e operatori che in quella struttura disagiata e di “frontiera” sono impegnati ogni giorno per garantire il meglio di quanto gli è permesso di dare e fare.
Come ha spiegato il nostro dirigente USB Vito Storniello nella trasmissione televisiva di Rete 4 "Stasera Italia" che è andata in onda domenica 11 novembre alle ore 20,30, situazioni come queste sono spesso una concausa da collegare alle limitatezze imposte da un piano di rientro decennale che ha tagliato fondi e risorse umane. Un piano di rientro che ha raddoppiato invece i carichi di lavoro e le responsabilità giuridiche di medici, infermieri e OSS, senza il dovuto supporto di presidi e attrezzature. Inoltre direttori generali e direttori sanitari che vengono scelti in base all'appartenenza politica e non alle specifiche competenze sono direttamente la causa dell'incuria e del degrado che sta vivendo la sanità campana negli ultimi anni.
Altro esempio limite è la Rianimazione del vecchio Policlinico dove, nonostante le denunce USB datate 2016 con intervento di ASL e NAS , i pazienti vengono ancora ricoverati su letti arrugginiti e difettosi , nel reparto attrezzi come il gettapale e l’alzapazienti continuano ad essere inutilizzabili, mentre i monitor promessi, non sono mai arrivati e l’emogas analizzatore si ferma per settimane. E di esempi simili, purtroppo, in Campania ce ne sono fin troppi.
La U.S.B. Coordinamento Regionale Sanità, riferisce Storniello, dal mese di settembre ha cominciato a monitorare il grado di accoglienza alberghiera dei Presidi Ospedalieri Pubblici della Campania, con l’intento di evidenziare le criticità legate all'ospedalizzazione. La USB invierà il risultato di tale indagine sia alla Commissione Sanità della Regione, sia al Ministero della Salute, allegando suggerimenti e proposte, atti a tutelare i diritti del cittadino ospedalizzato.
Ma ritorniamo alla paziente, la figlia ha espresso la volontà di riportare in patria la madre. Il viaggio con il supporto medico richiede una spesa di circa 13mila euro. Stiamo cercando di informarci per capire chi contattare per risolvere questo problema. Non sarebbe male se l’ASL NA 1 se ne assumesse le spese mentre un nostro dirigente sindacale Infermiere si è già offerto volontariamente ad accompagnare la paziente nel suo paese di origine.
Confederazione Regionale USB Campania