Oggi più che mai, siamo chiamati a difendere i valori di libertà, giustizia sociale e democrazia, minacciati da Governo e padroni.
Recentemente, il DDL Lavoro, approvato dalla Camera, introduce criticità allarmanti: l'aumento delle possibilità per i datori di lavoro di ricorrere a contratti precari quali stagionali, apprendistati, finte partite iva, interinali con un conseguente abbassamento delle tutele per lavoratrici e lavoratori.
La trasformazione del licenziamento per assenza ingiustificata prolungata in “dimissioni volontarie” introduce un pericoloso meccanismo di ricatto, favorendo le dimissioni in bianco e rendendo ancora più difficile la stabilità lavorativa.
Ma è il DDL 1660 a costituire un attacco diretto alla libertà di espressione. Questo decreto prevede sanzioni pesanti per chi manifesta il proprio dissenso anche in maniera pacifica, rendendo più difficile esercitare il nostro diritto di protesta.
Inoltre, il DDL 1660 colpisce duramente i migranti, negando loro l'accesso a servizi fondamentali come le schede SIM per contattare le famiglie nei Paesi d’origine. Troviamo inoltre inaccettabile che i figli minori di un anno siano rinchiusi in carcere insieme alle madri. Queste misure non solo violano i diritti umani, ma creano un clima di paura e repressione che non possiamo tollerare, ed è per questo che aderiamo alle manifestazioni cittadine promosse su tutto il territorio nazionale il 19 ottobre.
In questo contesto di repressione vogliamo anche esprimere il nostro pieno sostegno e solidarietà ai portuali che si stanno opponendo fermamente al transito di navi cariche di armi e munizioni destinate a Israele. Queste navi alimentano un conflitto che sta causando sofferenza e morte tra le popolazioni civili di Gaza, Libano, Cisgiordania e in tutto il Medio Oriente. Le compagne e i compagni portuali stanno dimostrando che è possibile fermare questa ingiustizia, rifiutando di far muovere le navi che contribuiscono al massacro in corso.
Anche noi possiamo fare la nostra parte.
Come lavoratori del servizio pubblico radiotelevisivo, abbiamo un ruolo cruciale: siamo i produttori di informazione e cultura del Paese. È nostro dovere garantire un’informazione libera, critica e pluralista, al servizio della comunità. Non possiamo diventare il megafono di un Governo che sta apertamente portando un attacco frontale ai diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.
È tempo di unirci! La classe lavoratrice è disunita e disorganizzata. L’USB è il nostro sindacato, il luogo dove possiamo ritrovare forza e solidarietà. Insieme possiamo fare la differenza, come abbiamo dimostrato con lo sciopero del 23 settembre, quando abbiamo interrotto per tutta la durata della giornata di mobilitazione l’intera programmazione radiotelevisiva.
Invitiamo tutte le lavoratrici e i lavoratori di ogni inquadramento e settore a unirsi a noi per difendere il diritto a un salario dignitoso, a uno stato sociale che tuteli tutti e a una televisione pubblica che promuova una cultura veramente al servizio della comunità.
Uniti, possiamo costruire un’alternativa!