“I signori ospiti sono invitati ad individuare una nuova e diversa soluzione abitativa”.
È questa la chiosa finale di uno striminzito messaggio che in questi giorni l’Amministrazione Comunale di San Ferdinando ha recapitato agli ospiti della tendopoli. Nella stessa comunicazione, l’ente locale annuncia che sono in corso le procedure di chiusura definitiva di quello spazio concentrazionario.
Quando nel marzo del 2019 l’allora ministro degli interni Salvini aveva annunciato e realizzato a furor di telecamere lo sgombero della baraccopoli – lasciando peraltro le macerie del ghetto abbattuto incolte per mesi, con grave degrado dell’ecosistema urbano di San Ferdinando – eravamo stati pressoché i soli a denunciare la miopia politica di sostituire un ‘ghetto’ con un ‘campo’. Ci sembrava una scelta affatto lungimirante, dal momento che le istituzioni e la classe politica hanno il dovere di compiere decisioni coraggiose in grado di apportare trasformazioni sociali di lungo respiro.
Confinare dei lavoratori – perché di questo si tratta nella maggior parte dei casi – in un campo, come fossero dei profughi appena arrivati in Italia, mostra tutto il fallimento delle politiche italiane in materia di sviluppo e migrazione. Come abbiamo più volte testimoniato, la maggioranza dei braccianti dispone delle risorse e della volontà di provvedere a una soluzione abitativa dignitosa al pari di ogni altra persona, contribuendo al pagamento di affitto e utenze. Abbiamo provato a stimolare le istituzioni locali – a partire da quella regionale – affinché fosse istituito un fondo di garanzia per ‘accompagnare’ i braccianti stranieri nell’inserimento abitativo diffuso e armonioso nella Piana di Gioia Tauro. Di questo percorso avrebbero beneficiato anzitutto i lavoratori, che spesso non riescono a trovare case in affitto anche per la diffidenza dei proprietari, e gli stessi abitanti italiani della Piana: non dimentichiamo che la provincia di Reggio Calabria è la seconda in Italia per vuoto abitativo, ovvero per patrimonio edilizio pubblico ma soprattutto privato non utilizzato.
Invece la sordità delle istituzioni e della classe politica di tutti gli schieramenti e i livelli ha preferito perpetuare il modello ghetto, dove la presenza di braccianti estremamente necessari al tessuto economico locale – lo abbiamo visto soprattutto durante il lockdown, quando frutta e verdura marcivano incolte nei campi – è relegata ai margini della società, in spazi indegni di un essere umano dove d’inverno non c’è riscaldamento che tenga e i servizi igienici non possono soddisfare i bisogni dei numerosi ospiti. Ma soprattutto, la tendopoli è uno spazio che per sua natura nega ogni autonomia alle persone che vi abitano, ratificando ogni giorno che passa il loro statuto politico di non-persone.
Siamo lieti che l’Amministrazione comunale, cui certo non possono essere addebitate scelte infauste che pertengono a Regione, Prefettura, Ministero degli Interni – si proponga il superamento definitivo della tendopoli, ma non con queste modalità, attraverso uno sgombero che sa di operazione di polizia, e senza che si sia provveduto a soluzioni alternative per i braccianti di San Ferdinando. Chi non riuscirà a trovare autonomamente una soluzione vivrà per strada? E anche se alcuni degli abitanti della tendopoli verranno inseriti in centri di prima o seconda accoglienza, è lecito trattarli come migranti appena sbarcati in Italia? Dov’è la discontinuità dell’attuale governo rispetto a quello a trazione leghista? È questa la tutela che lo Stato Italiano garantisce ai lavoratori del comparto agricolo? È inaccettabile scaricare sulla pelle di queste persone le mancanze e i fallimenti della classe dirigente, incapace negli anni di trovare una soluzione definitiva alla presenza migrante – stagionale e stanziale – nel territorio della Piana.
Se le istituzioni pensano di approfittare della canicola di agosto per compiere sottotraccia questa codarda operazione e poi vantarsi di aver eliminato la vergogna della tendopoli, si sbagliano di grosso. Ci auguriamo che questo governo non compia le stesse operazioni-farsa che hanno visto protagonista l’ex ministro della ruspa. In ogni caso, vigileremo attentamente e attiveremo un’ampia mobilitazione per la difesa dei diritti dei braccianti della Piana.
Reggio Calabria, 24 luglio 2020
Coordinamento Lavoratori Agricoli USB Reggio Calabria
USB Calabria