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VA BENE CHE LA FANTASIA È IMPORTANTE MA A TUTTO C’È UN LIMITE. IN QUESTO CASO IL LIMITE È LA COMPETENZA

Terni,

Non si capisce bene se questa Amministrazione abbia deciso di tutelare e magari valorizzare i Servizi Educativi Comunali, o se invece, in perfetta continuità con la precedente giunta, stia pian piano provvedendo ad una spoliazione, magari più soft della precedente, sostenuta dallo stesso fine circa la riduzione di questo importante servizio.

Alla provvidenziale stabilizzazione del personale precario che ha permesso la presenza sicura e costante di 8 operatrici in più, oggi assistiamo a decisioni, assunte senza alcun confronto con chi ben conosce l’attività educativa, destinate ad avere un forte impatto, decisamente negativo e peggiorativo di una condizione già da vari anni critica, con appesantimento dei carichi di lavoro e incremento dello stress.

Ci riferiamo alla Det. 4443 del 13/12/2019, che contiene disposizioni, ancora più restrittive che in passato, sulle sostituzioni temporanee delle educatrici e delle insegnanti.

Alla metà di dicembre USB chiese un incontro per parlare della questione e per avere chiarimenti e per fare proposte concrete. La resistenza di questa Amministrazione ad accettare un confronto con chi ha competenza e a disattendere le aspettative di coinvolgimento e partecipazione che più volte erano state garantite, l’ha portata ad oggi a non dare alcuna risposta se non attraverso la determina suddetta, sulla quale riteniamo necessario esplicitare tutte le preoccupazioni che il personale dei SEC evidenzia e che mettono a nudo la discrasia tra le dichiarazioni di una volontà di rilancio dei Servizi Educativi Comunali e la realtà che si sta delineando.

Partendo dalla contraddizione contenuta nel punto 5), con il quale mentre verbalmente si esalta l’importanza del rapporto adulto/bambini nei fatti si stabilisce che tale rapporto può essere bypassato se l’assenza non è almeno di quattro giorni, andando contro finanche a specifiche condizioni di legge.

Persino la mera sorveglianza viene messa a rischio, dunque!

Chi i servizi educativi li conosce, invece, sa bene che in essi c’è bisogno di un livello accettabile di compresenza, che è un indicatore di qualità fondamentale, ci sono tipologie di attività didattiche con livelli di complessità elevati, le cui peculiarità, dinamiche e tempistica richiedono la presenza contemporanea delle educatrici/insegnanti del gruppo classe, ci sono momenti particolarmente delicati, per esempio la fase dell’inserimento, in cui, anche se formalmente il rapporto di legge adulto/bambini è rispettato, far mancare il supporto decisivo di una unità di personale supplente significa compromettere l’instaurarsi di un rapporto positivo del bambino e della famiglia col nido o la scuola dell’infanzia.

Particolarmente evidente, ad una lettura anche solo superficiale, appare il tentativo di far ricadere sul personale la responsabilità della riorganizzazione temporanea del servizio in cui si verifica l’assenza, compito che invece dovrebbe essere svolto da chi i servizi li coordina, perché ha a disposizione tutti gli elementi, può valutare i dati numerici anche degli altri servizi e stabilire quale sia la soluzione migliore nella specifica situazione. Anche perché occorre sempre avere ben presente il fatto che il personale del servizio in cui si verifica l’assenza deve occuparsi dei bambini, facendosi carico, al momento, anche del lavoro della persona assente. Per non parlare del fatto che una tale modalità presenta il rischio concreto di creare tensioni all’interno dei collettivi: non vogliamo pensare che tale rischio non sia stato considerato!

È evidentemente necessario tornare a ribadire che con i servizi educativi non si può “fare cassa” e soprattutto che i margini di risparmio sono esauriti da tempo: qualche anno fa, di fronte a certe decisioni (ad esempio le chiusure di servizi, temporanee o definitive) qualche ottimista poteva ancora concedere il beneficio del dubbio, ma da qualche tempo il disegno appare chiaro.

A parole si decantano le qualità dei servizi e si blandiscono educatrici ed insegnanti, sottolineandone la professionalità e l’abnegazione, ma solo per poter continuare a richiedere il massimo della flessibilità.

Nei fatti mancano gli investimenti, non solo quelli economici, infatti c’è il rifiuto, anche a fronte di proposte concrete e attuabili, di avviare una nuova stagione di progettualità e sperimentazione, inoltre c’è incapacità gestionale e assenza di un supporto tempestivo, concreto e coerente sia nelle piccole che nelle grandi criticità: il tanto atteso rilancio dei SEC, che sembrava finalmente avviato con le stabilizzazioni del personale precario, ha già esaurito la sua spinta?

Terni, 15 gennaio 2020

La Federazione USB-Comune di Terni