Riorganizzazione, reingegnerizzazione...quante parolone!
Crediamo sia arrivato il momento di fare il punto in merito alla cosiddetta riorganizzazione dell’Istituto, derivante dalla riallocazione delle risorse prevista dalla legge finanziaria per il 2007 che prevede che il personale allocato sui processi di supporto non possa superare il 15% e “ necessitata” dal taglio delle risorse e dal sostanziale blocco del turn-over che imperversa nella Pubblica Amministrazione, ribadito dalla legge 133/2008.
Una riorganizzazione quindi che non nasce dall’esigenza di riorganizzare, scusate il gioco di parole, sulla base delle vere esigenze funzionali dell’amministrazione, ma semplicemente per tentare di tappare i buchi che si creano a seguito della destrutturazione della Pubblica Amministrazione.
Agli interventi legislativi hanno fatto seguito diversi accordi con l’Amministrazione nei quali la RdB ha sempre ribadito la ferma opposizione ad una riorganizzazione che, lungi dall’avere come obiettivo la funzionalità delle strutture dell’Ente, nell’ottica di un sempre maggiore e migliore servizio all’utenza, risulta invece funzionale ad altri interessi, tanto da sfociare più che in una riorganizzazione in una vera e propria disorganizzazione.
Ma andiamo nel dettaglio: in prima battuta ci si è trovati di fronte alla eliminazione, all’interno delle strutture provinciali, delle aree contabilità e servizi e all’istituzione di una nuova area, quella della prevenzione.
A parecchi mesi dall’istituzione di questo nuovo processo all’interno delle sedi, possiamo fare un primo bilancio e dichiarare apertamente che avevamo ragione quando definivamo le nuove aree scatole vuote, che hanno inutilmente sottratto personale dalle altre linee di produzione per non produrre assolutamente nulla, tranne qualche rarissima eccezione. E questo non certo per responsabilità diretta dei colleghi incardinati nell'area, ma per mancanza di progettualità generale sulla materia. Analizzare poi come questi colleghi, nella maggior parte dei casi, sono stati individuati dalla Dirigenza di sede, beh, questo è un altro discorso che meriterebbe un ben più ampio approfondimento. Perché come sempre accade nel nostro Istituto, prima ci si riorganizza, poi ci si interroga, forse, per fare che. Ci preme invece sottolineare che l’istituzione di un' area priva di contenuti ha creato una situazione paradossale, per essere buoni, in un Ente che, dalla lettura del piano industriale, si candida a diventare il cardine centrale di un nuovo polo per la prevenzione e sicurezza.
Riteniamo che sarebbe stato necessario dare applicazione al nuovo modello organizzativo in maniera graduale ed attraverso una serie di sperimentazioni fatte a campione su alcune sedi, accompagnando così la costruzione del nuovo assetto organizzativo. Nulla di tutto questo è accaduto e le strutture territoriali hanno dovuto dare applicazione alle nuove disposizioni da un giorno all’altro, trovandosi del tutto impreparate e senza il supporto necessario della Direzione Generale, ma neanche, in gran parte delle Direzioni Regionali che, nella migliore delle ipotesi hanno del tutto sottovalutato l'impatto dell'operazione, nella peggiore hanno approfittato della situazione per far rientrare una manciata di personale uscito dalle strutture regionali a seguito dei concorsi. Il tempo intercorso tra disegno del nuovo modello e attuazione della riorganizzazione non è stato (ammesso che fosse possibile, vista la quasi generalizzata carenza di personale) minimamente utilizzato per formare i lavoratori in previsione dell’attribuzione dei nuovi compiti. Il risultato è stato che il personale delle Direzioni Regionali già addetto alla contabilità, era ed è del tutto insufficiente e soprattutto assolutamente impreparato a svolgere le nuove funzioni contabili, in quanto svolgeva compiti di tipo completamente diverso. Il mancato supporto della Direzione Generale nel sostenere l’applicazione del nuovo modello ha fatto sì che Sedi e Direzioni Regionali si siano dovute spesso arrangiare nel cercare le soluzioni applicative delle disposizioni, diversificando le modalità attuative a secondo delle peculiarità locali, in termini di personale e…di fantasia. Gli addetti alla contabilità delle sedi, hanno in gran parte continuato a fare il loro vecchio lavoro, o rimanendo nelle loro sedi e lavorando per la Direzione Regionale, o costituendo “poli” specializzati nello svolgimento di determinati lavori contabili o dando la loro disponibilità nell’accesso anche a turnazione presso la struttura regionale. In qualche caso ci si è trovati di fronte anche a mobilità coatte.
Per di più con un aggravio di carico di lavoro dal momento che, visto che la Direzione Regionale svolge la fase finale dell’operazione contabile, le Sedi devono raccogliere ed ordinare tutta la documentazione prima di trasmetterla in Regione , come allegato di posta elettronica.
Un lavoro in più per le Sedi, da non sottovalutare dal punto di vista quantitativo e dell’impegno che richiede. Inoltre va aggiunto che la validazione contabile delle prestazioni, fatta prima dalla contabilità di sede, spetta ora al Capo area Lavoratori, sommerso oggi da centinaia e centinaia di validazioni. Si è persa completamente traccia della famosa griglia che avrebbe consentito, non sappiamo quanto legittimamente, di effettuare controlli a campione, aumentando però a dismisura la responsabilità diretta del capo area nella possibile validazione di prestazioni non legittime. Allo stesso tempo è stata inibita allo stesso capo area la possibilità di effettuare le normali validazioni previste da Grai: quindi in sede c’è un validatore di meno. Ci sembra perciò chiaro che le strutture, sia territoriali che regionali non abbiano guadagnato molto da tutta questa gigantesca operazione, anzi… e neanche la funzionalità della contabilità ci ha guadagnato, dal momento che si sono create sacche di arretrato molto elevate, sia nei confronti degli utenti interni che, forse ancor più grave, di quelli esterni. E a farne le spese saranno in prima persona gli infortunati, visto che sono a rischio in prima battuta i pagamenti delle ortopedie, delle ambulanze per il trasporto degli assistiti...Altro che presa in carico dell'infortunato, continuiamo a parlarci addosso!
E ancora non è a regime la riorganizzazione dell’area servizi.
Tutta questa operazione ha quindi posto in evidenza almeno due cose.
La prima è che, come sempre accade, anche questa volta il centro non è stato in grado di assolvere in pieno la funzione di organizzare e verificare in corso d’opera gli effetti del cambiamento.
La seconda, sicuramente di più ampia portata, è che la fantomatica riorganizzazione della Pubblica Amministrazione non ha come obiettivo gli interessi dell’utenza, ma nasce dalla volontà di abbattere i costi del Pubblico Impiego attraverso il taglio degli organici e dei salari dei lavoratori, attuando così un’operazione di progressivo smantellamento delle strutture pubbliche.
E siamo solo all’inizio…visti i provvedimenti che il Governo continua ad emanare in materia di Pubblica Amministrazione.
Meditate gente, meditate, prima che sia troppo tardi!
Roma, 18 marzo 2009 RdB Cub Inail
Coordinamento Nazionale